Non tutti alla Cittadella si sono rassegnati al fatto che il debito verso La Valette abbia trasformato le tradizioni e lo statuto della Cittadella. Se la ragione di tale scelta risieda nell'amore per il potere o nell'amore per il Borgo, è questione dibattuta.

Un'impresa che non va mai in crisi, quella del becchino. Così redditizia al punto che spesso deve assumere aiutanti temporanei per poter finire entro il buio. Pare che le sue tasche siano ben gonfie, non solo delle donazioni dei parenti dei cari estinti, ma anche perché, in tempi così caotici e bellicosi, in molti non hanno nome, ma tanti oggettini...

Perché schierarsi? Perché parteggiare quando l'esito della guerra, quale che sia, in un modo o nell'altro sarà vantaggioso? Questa posizione è sposata da coloro che desiderano la fine della guerra a prescindere da chi otterrà la vittoria. La pace, per alcuni, è l'obiettivo superiore... e una volta che i soldati lasceranno i campi al lavoro dei contadini, poco importerà se sarà l'Impero o Novigrad ad esigere tasse e tributi, la brava gente tornerà a lavorare e vivere dignitosamente, è questo che conta. Per altri il mondo non si può dividere in due, è un insieme di sfumature e così sono le conseguenze della guerra; ci saranno succosi vantaggi e ripercussioni terribili in qualunque dei due esiti, le persone intelligenti e lungimiranti sapranno cogliere i vantaggi e schivare le conseguenze. Ecco perché la vittoria dei rossi o dei neri non importa davvero. Pochissimi individui, nel corso dei mesi, non hanno maturato né manifestato un'opinione su chi dovrebbe vincere la guerra, quale mondo immaginino per il futuro... o quale temano possa avverarsi. La ragione per cui non si sono schierati è che per convenienza, opportunità politica o, in rari casi, pacifismo, accoglierebbero con autentico favore la vittoria di entrambe le fazioni in guerra, senza alcuna distinzione. Per quanto possa essere un'opinione che non genera astio verso il resto dei concittadini, è vero il contrario... gli opportunisti, o i pavidi, in tempi come questi, non piacciono quasi a nessuno.

Essere diversi è spesso un'onta, una colpa, un peccato, un fardello per se stessi e per chi ci è intorno; sempre è un dolore cocente, un rimpianto, un rimorso o un rancore verso qualcuno che ne fu la causa. Ma purtroppo la sua condizione non è affatto unica, di disgraziati ce ne sono tanti, e in questi tempi disgraziati, i disgraziati non possono fare altro che consolarsi del ''mal comune'', e magari, nell'altrui dolore trovare un senso al proprio.