Galleria [Dead Inside 1 - Strangers]

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Camp Hope

Disertori

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Erano una squadra affiatata e compatta, un'unità scelta, uomini e donne in grado di competere con qualsiasi minaccia, o almeno cosi credevano. L'attacco dei vaganti ha colto persino l’esercito di sorpresa, e mentre i morti per quanto complessi da uccidere si rivelarono gestibili, i vivi smisero di esserlo. Privi di ordini dal comando centrale, nel centro di raccolta e assistenza di Camp Hope qualcosa iniziò ad andare storto, fottutamente storto. Restare e ubbidire non era più accettabile, e così un manipolo di militari dissidenti ha riunito civili e personale sanitario e sono fuggiti. Disertori, patrioti, eroi: hanno ancora senso queste parole? I soldati scappati da Camp Hope sono certi di avere fatto la scelta giusta, ma la strada giusta raramente è la più semplice; in questo caso, il passo più lungo della gamba potrebbe essere fatale.


Il New Hope Security Camp è una struttura di soccorso umanitario situata nelle campagne del Kentucky ad alcuni chilometri da Lexington, gestita da una ONG di volontari in collaborazione con l'esercito. La funzione principale del New Hope Security Camp è stata quella di raccogliere la popolazione civile delle campagne e darle un luogo sicuro, e protetto dai militari. Secondariamente, il centro attrezzato aveva lo scopo di controllare l'epidemia tramite gli esami clinici offerti da una squadra di medici volontari. Questo almeno inizialmente: l'epidemia non è stata isolata come si sperava e il numero di morti che camminano è cresciuto vertiginosamente, e mentre i medici perdevano progressivamente credibilità e autorità, incapaci da fornire, frotte di disperati da tutta la provincia si sono ammassati nel centro in cerca di aiuto e salvezza.
L'esercito di presidio alla struttura ha preso completamente in mano la situazione, con risolutezza e ordini imposti dall’alto che in molti casi hanno generato tensioni con i civili. Nonostante le risorse alimentari e mediche siano disponibili in quantità sufficiente, benchè razionata, alcuni tra i rifugiati mal sopportano le severe regole imposte dall'esercito, e il malcontento è alimentato dall’isolamento, dall’ignoranza su cosa stia succedendo, e dal sospetto che i militari facciano favoritismi e mantengano l’ordine con metodi inaccettabili.

Darlene ''Check'' Yoder
#36 - L'ordine delle cose
Thomas ''Tower'' Maze
#37 - L'affidabile
Philip ''Mad Horse'' Skyler
#39 - Lo scapestrato
Jean ''Queen'' Thorne
#40 - La leader

Familiari dei soldati

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I soldati di Camp Hope erano una squadra affiatata e compatta, un'unità scelta, uomini e donne in grado di competere con qualsiasi minaccia, o almeno cosi credevano. L'attacco dei vaganti ha colto persino l’esercito di sorpresa, e mentre i morti per quanto complessi da uccidere si rivelarono gestibili, i vivi smisero di esserlo. Privi di ordini dal comando centrale, nel centro di raccolta e assistenza di Camp Hope qualcosa iniziò ad andare storto, fottutamente storto. Restare e ubbidire non era più accettabile, e così un manipolo di militari dissidenti ha riunito civili e personale sanitario e sono fuggiti. Disertori, patrioti, eroi: hanno ancora senso queste parole? I soldati scappati da Camp Hope sono certi di avere fatto la scelta giusta, ma la strada giusta raramente è la più semplice; in questo caso, il passo più lungo della gamba potrebbe essere fatale.


Il New Hope Security Camp è una struttura di soccorso umanitario situata nelle campagne del Kentucky ad alcuni chilometri da Lexington, gestita da una ONG di volontari in collaborazione con l'esercito. La funzione principale del New Hope Security Camp è stata quella di raccogliere la popolazione civile delle campagne e darle un luogo sicuro, e protetto dai militari. Secondariamente, il centro attrezzato aveva lo scopo di controllare l'epidemia tramite gli esami clinici offerti da una squadra di medici volontari. Questo almeno inizialmente: l'epidemia non è stata isolata come si sperava e il numero di morti che camminano è cresciuto vertiginosamente, e mentre i medici perdevano progressivamente credibilità e autorità, incapaci da fornire, frotte di disperati da tutta la provincia si sono ammassati nel centro in cerca di aiuto e salvezza.
L'esercito di presidio alla struttura ha preso completamente in mano la situazione, con risolutezza e ordini imposti dall’alto che in molti casi hanno generato tensioni con i civili. Nonostante le risorse alimentari e mediche siano disponibili in quantità sufficiente, benchè razionata, alcuni tra i rifugiati mal sopportano le severe regole imposte dall'esercito, e il malcontento è alimentato dall’isolamento, dall’ignoranza su cosa stia succedendo, e dal sospetto che i militari facciano favoritismi e mantengano l’ordine con metodi inaccettabili.

Hope Rogers
#55 - La figlia ribelle
Moses Price
#56 - Il novellino
Gerhard Maze
#57 - Il fratello anarchico

Gli studenti e il professore

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Un gruppo di ragazzi e il loro professore, isolati per un progetto parascolastico in natura, vedono il mondo cadere nella più oscura delle apocalissi. Giorno dopo giorno le informazioni si fanno più rade, così come i contatti con i propri cari. Le serate si fanno sempre più cupe e silenziose. Le tensioni crescono con il disagio. Le provviste stanno finendo... Il ritorno alla “società” è una doccia gelata, un incubo senza alcun senso, eppure è la nuova realtà, e giovani e meno giovani dovranno farci i conti. Tra chi si crede già adulto, chi è ancora un ragazzo e rifiuta l’autorità, e chi adulto lo è, e per di più responsabile della vita (e della morte) degli studenti affidatigli, gli equilibri non sono semplici, e la sopravvivenza lo è ancor meno. I valori che regolavano questo sfortunato gruppo di studenti e insegnanti, fino a qualche settimana fa, erano chiari: disciplina, rispetto, istruzione, amicizia. C’è ancora posto per queste cose nel loro mondo di adesso?


Il New Hope Security Camp è una struttura di soccorso umanitario situata nelle campagne del Kentucky ad alcuni chilometri da Lexington, gestita da una ONG di volontari in collaborazione con l'esercito. La funzione principale del New Hope Security Camp è stata quella di raccogliere la popolazione civile delle campagne e darle un luogo sicuro, e protetto dai militari. Secondariamente, il centro attrezzato aveva lo scopo di controllare l'epidemia tramite gli esami clinici offerti da una squadra di medici volontari. Questo almeno inizialmente: l'epidemia non è stata isolata come si sperava e il numero di morti che camminano è cresciuto vertiginosamente, e mentre i medici perdevano progressivamente credibilità e autorità, incapaci da fornire, frotte di disperati da tutta la provincia si sono ammassati nel centro in cerca di aiuto e salvezza.
L'esercito di presidio alla struttura ha preso completamente in mano la situazione, con risolutezza e ordini imposti dall’alto che in molti casi hanno generato tensioni con i civili. Nonostante le risorse alimentari e mediche siano disponibili in quantità sufficiente, benchè razionata, alcuni tra i rifugiati mal sopportano le severe regole imposte dall'esercito, e il malcontento è alimentato dall’isolamento, dall’ignoranza su cosa stia succedendo, e dal sospetto che i militari facciano favoritismi e mantengano l’ordine con metodi inaccettabili.

Maya Hodges
#45 - La Emo Sociopatica
Rebecca Clements
#46 - La Reginetta della Scuola
Zion Ellis
#47 - La mente brillante
Derek Vitali
#48 - Il bullo giocatore di football
Peyton Hankins
#49 - Il Ribelle solitario
Nathan ''il Prof'' Chemp
#50 - Il Professore responsabile

I redneck

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Redneck”, li hanno sempre chiamati. Un insulto che brucia, nonostante la brava gente di provincia non lo dia facilmente a vedere. Un giudizio non espresso, uno sguardo di derisione rivolto dai ricchi della Grande Città mentre scorrono con i loro SUV e le loro Prius per le campagne. Il disprezzo elitario per chi sceglie di continuare a guadagnarsi da vivere con un onesto lavoro e con il sudore della fronte. Ebbene, ora la musica è cambiata. Non saranno i loro Starbucks ed i loro Iphone a salvarli in questa Apocalisse, ma chi è in grado di ascoltare la terra che gli ha donato la vita, chi sa cavarsela con pochi mezzi, chi non ha mai avuto paura o vergogna nello sporcarsi le mani.
Il mondo, nella sua agghiacciante barbarie, è tornato semplice, e la gente semplice ha maggiore speranza di sopravvivergli, e domarlo, come si fa con una bestia impazzita.


Il New Hope Security Camp è una struttura di soccorso umanitario situata nelle campagne del Kentucky ad alcuni chilometri da Lexington, gestita da una ONG di volontari in collaborazione con l'esercito. La funzione principale del New Hope Security Camp è stata quella di raccogliere la popolazione civile delle campagne e darle un luogo sicuro, e protetto dai militari. Secondariamente, il centro attrezzato aveva lo scopo di controllare l'epidemia tramite gli esami clinici offerti da una squadra di medici volontari. Questo almeno inizialmente: l'epidemia non è stata isolata come si sperava e il numero di morti che camminano è cresciuto vertiginosamente, e mentre i medici perdevano progressivamente credibilità e autorità, incapaci da fornire, frotte di disperati da tutta la provincia si sono ammassati nel centro in cerca di aiuto e salvezza.
L'esercito di presidio alla struttura ha preso completamente in mano la situazione, con risolutezza e ordini imposti dall’alto che in molti casi hanno generato tensioni con i civili. Nonostante le risorse alimentari e mediche siano disponibili in quantità sufficiente, benchè razionata, alcuni tra i rifugiati mal sopportano le severe regole imposte dall'esercito, e il malcontento è alimentato dall’isolamento, dall’ignoranza su cosa stia succedendo, e dal sospetto che i militari facciano favoritismi e mantengano l’ordine con metodi inaccettabili.

Virginia Gould
#51 - La roccia
Jason Glover
#52 - Il sopravvissuto
Carter Benavides
#53 - L'onesto lavoratore
Spencer Hickman
#54 - La rivalsa
Juliana Farrell Ebert
#58 - La rinascita
Ace Ebert
#59 - Il futuro stracciato

Squadra di Primo Intervento

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La sirena. Le luci lampeggianti. Oramai era un’abitudine, uno stile di vita per i membri dell’ambulanza LS_567. L’incessante correre su e giù per la città per soccorrere le persone e stabilizzarle prima del trasporto in ospedale per le cure migliori. Veniva affrontata col sorriso dall’equipaggio composto da tre membri a cui di recente l’ospedale aveva assegnato un giovane infermiere che aveva avuto qualche guaio disciplinare. Forse speravano che con loro ritornasse sulla retta via. Ma quando tutto è cominciato i protocolli sono saltati. Nessuno li aveva preparati a quello che si erano trovati ad affrontare e per la prima volta erano scappati senza aiutare nessuno… salvando se stessi. Una vergogna quasi inaccettabile per chi dovrebbe aver dedicato la vita all’aiuto del prossimo, o forse una benedizione, visto che il mondo ha maledettamente bisogno di loro adesso. Medici e infermieri sono merce rara, eppure sotto quei camici ci sono solo degli esseri umani, né più né meno, e anche gli esseri umani cominciano ad essere merce rara.


Il New Hope Security Camp è una struttura di soccorso umanitario situata nelle campagne del Kentucky ad alcuni chilometri da Lexington, gestita da una ONG di volontari in collaborazione con l'esercito. La funzione principale del New Hope Security Camp è stata quella di raccogliere la popolazione civile delle campagne e darle un luogo sicuro, e protetto dai militari. Secondariamente, il centro attrezzato aveva lo scopo di controllare l'epidemia tramite gli esami clinici offerti da una squadra di medici volontari. Questo almeno inizialmente: l'epidemia non è stata isolata come si sperava e il numero di morti che camminano è cresciuto vertiginosamente, e mentre i medici perdevano progressivamente credibilità e autorità, incapaci da fornire, frotte di disperati da tutta la provincia si sono ammassati nel centro in cerca di aiuto e salvezza.
L'esercito di presidio alla struttura ha preso completamente in mano la situazione, con risolutezza e ordini imposti dall’alto che in molti casi hanno generato tensioni con i civili. Nonostante le risorse alimentari e mediche siano disponibili in quantità sufficiente, benchè razionata, alcuni tra i rifugiati mal sopportano le severe regole imposte dall'esercito, e il malcontento è alimentato dall’isolamento, dall’ignoranza su cosa stia succedendo, e dal sospetto che i militari facciano favoritismi e mantengano l’ordine con metodi inaccettabili.

Caroline Johanson
#41 - La paramedica affascinante
Aaren Turner
#42 - Il dottore razionale
Zahir Dubocev
#43 - L'autista dal passato discutibile
Dhanesh Patel
#44 - Il burbero ma affidabile infermiere

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Guest Stars cap. 1

Ospiti del New Life Center

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New Life Center: il tuo benessere, la nostra missione.

Il New Life Rescue Center è stato più spesso al centro degli scandali dei tabloid piuttosto che nelle liste dei migliori centri medici del paese.
Circondato da ampi campi da golf, graziosi boschi e quieti laghetti è un posto isolato dalla civiltà dove una selezionata élite si rifugiava per prendersi una pausa. Al mattino Hatha-yoga, pomeriggio centrifugato depurativo a bordo piscina e meditazione, la sera cena vegana crudista nel lounge bar.

In questa verde oasi di pace Zen le starlette sfuggivano ai paparazzi, le casalinghe si preparavano all'estate con cure detox e uomini di affari concludevano contratti nella sauna. Isolati dal mondo, il corpo si rigenerava e la mente di liberava da ogni stress.
Alle terapie tradizionali si affiancavano anche attività innovative: come la Wilderness Therapy e il DIY Healing process.

Recentemente la proprietà aveva acquistato i terreni limitrofi al centro per espandersi: una zona industriale abbandonata che si intendeva riqualificare, usando le ingenti donazioni dei pazienti e delle loro famiglie, ma anche proponendo brevi stage di camping in natura e di ricostruzione e ristrutturazione come forme di terapia.
Per brevi periodi gli ospiti del NLC si spostavano nella struttura abbandonata per lavorare con le mani, meditare, riprendere contatto con la natura.

E’ lì che i pochi sopravvissuti alla prima ondata di epidemia si sono rifugiati quando le cose nel centro primario hanno cominciata a precipitare. Non era il lusso a cui erano abituati, ma era isolato, sicuro.
Hanno portato con sé quanto possibile dalla struttura principale e si sono barricati li dentro, pazienti e personale del centro.

Edward ''Butterfly'' Guthrie
#76 - Il campione mancato
Preston Gillis
#77 - Il Fisico Scoppiato
Rhett O'Shea
#78 - Il saputello
Atticus Greenfield Jr.
#79 - Il fanatico degli sport estremi
Jones
#82 - L'ex musicista
June McBride
#86 - L'ossessionata dalla non morte
Alexander Kinley
#88 - L'ex campione di boxe
Angela Noir
#91 - La donna senza scrupoli
Helen Nieves
#92 - La figlia di papà drogata e ribelle
Sam Falwel
#93 - Un angelo in carne e ossa
Logan Bergstein
#95 - L'artista spirituale
Norbert Wellman
#96 - L'attore poliedrico
Angus Rosenberg
#99 - Il fuoco sotto le ceneri

Personale del New Life Center

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New Life Center: il tuo benessere, la nostra missione.

Il New Life Rescue Center è stato più spesso al centro degli scandali dei tabloid piuttosto che nelle liste dei migliori centri medici del paese.
Circondato da ampi campi da golf, graziosi boschi e quieti laghetti è un posto isolato dalla civiltà dove una selezionata élite si rifugiava per prendersi una pausa. Al mattino Hatha-yoga, pomeriggio centrifugato depurativo a bordo piscina e meditazione, la sera cena vegana crudista nel lounge bar.

In questa verde oasi di pace Zen le starlette sfuggivano ai paparazzi, le casalinghe si preparavano all'estate con cure detox e uomini di affari concludevano contratti nella sauna. Isolati dal mondo, il corpo si rigenerava e la mente di liberava da ogni stress.
Alle terapie tradizionali si affiancavano anche attività innovative: come la Wilderness Therapy e il DIY Healing process.

Recentemente la proprietà aveva acquistato i terreni limitrofi al centro per espandersi: una zona industriale abbandonata che si intendeva riqualificare, usando le ingenti donazioni dei pazienti e delle loro famiglie, ma anche proponendo brevi stage di camping in natura e di ricostruzione e ristrutturazione come forme di terapia.
Per brevi periodi gli ospiti del NLC si spostavano nella struttura abbandonata per lavorare con le mani, meditare, riprendere contatto con la natura.

E’ lì che i pochi sopravvissuti alla prima ondata di epidemia si sono rifugiati quando le cose nel centro primario hanno cominciata a precipitare. Non era il lusso a cui erano abituati, ma era isolato, sicuro.
Hanno portato con sé quanto possibile dalla struttura principale e si sono barricati li dentro, pazienti e personale del centro.

Eric Zimmermann
#81 - Il capo dell'equipe medica
Trainor Mateson
#83 - Un chimico
Billie Nowak
#84 - PTSD
Caliban August
#85 - Il cupo inserviente
Avery Garret
#89 - Il responsabile logistica e manutenzione
Martin Brenner
#90 - Il custode dei medicinali
Linda Maria Ruiz
#94 - L'infermiera messicana
Maestro Bikram Subramani
#98 - L'insegnante di Yoga vegano pacifista

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Outsiders

Evasi di prigione

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Durante l’apocalisse, quando ormai tutto era perduto, anche le prigioni sono rimaste prive di sorveglianza. Un gruppo di detenuti miracolosamente scampato al tracollo del carcere in cui scontavano la pena è riuscito a scappare. La giustizia degli uomini e poi l’invasione dei morti, ha reso queste persone “compagni di sventura”, ma hanno davvero qualcosa in comune eccetto un passato violento ed un futuro che si prospetta ancora peggiore?
Oppure la libertà, persino in questo mondo da incubo, è una benedizione e l’occasione per ricominciare? Esiste ancora, là fuori, qualcuno per cui valga la pena vivere o morire?


Non tutti durante l’apocalisse sono stati accolti fra le braccia di un campo per rifugiati oppure messi in sicurezza in una zona militare. Altri sono stati più sfortunati, oppure più audaci. Una cosa è certa: per portare avanti la propria esistenza senza un riparo fisso e quindi tra le continue minacce che il mondo tiene in serbo per i suoi abitanti bisogna essere pronti a tutto. Gli Outsider sono persone pericolose, non guardano in faccia nessuno e con fatica sopravvivono nella realtà che li circonda. Sono partiti come piccoli gruppi provenienti da zone diverse, vicine alla città di Lexington, ma lungo il cammino hanno deciso di unire le loro abilità e conoscenze per percorrere insieme la strada che li avrebbe portati ad un luogo lontano dai centri urbani, e dalle orde di morti viventi. Non si conoscono tra loro, non si fidano gli uni degli altri, ma fanno quel che è necessario per sopravvivere, restare uniti, finché tornerà utile.

Brad Lendricks
#61 - Il capobanda
Ethan Shelby
#62 - Il criminale silenzioso
Adam DeGiulio
#63 - Il colletto bianco
Galen O'Shay detto ''The Priest''
#64 - Il penitente sulla via del peccato
Jesùs Ramos
#65 - Lo spacciatore pesce piccolo
Kaylee Jackson
#66 - La Dura dall'aria fragile

Famiglia Survivalist

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Finalmente: dopo anni e anni di isolamento e addestramento è arrivato il loro momento. Per tutta la vita si sono preparati all’autosufficienza, alla sopravvivenza, in vista di un evento sconvolgente, un cataclisma che avrebbe cambiato per sempre il mondo. La società era malata già da tempo, solo che non se ne rendeva conto, ed ora la Terra ha presentato il conto! La gente comune, in preda al panico, è andata al massacro, ma non la loro famiglia. Erano già pronti da anni e nel giardino della casa sperduta nei boschi era stato costruito un rifugio antiatomico dove trovare riparo. Ciononostante se ne sono andati, e ora anche loro camminano in questa nuova America selvaggia, marcescente e desolata. Ognuno dei componenti di questa famiglia ha conoscenze che potrebbero permettergli di vivere più a lungo di chiunque altro: la natura è prevedibile, e così anche i morti che camminano, ma gli esseri umani con cui si troveranno ad interagire, quelli sono tutta un’altra storia.


Non tutti durante l’apocalisse sono stati accolti fra le braccia di un campo per rifugiati oppure messi in sicurezza in una zona militare. Altri sono stati più sfortunati, oppure più audaci. Una cosa è certa: per portare avanti la propria esistenza senza un riparo fisso e quindi tra le continue minacce che il mondo tiene in serbo per i suoi abitanti bisogna essere pronti a tutto. Gli Outsider sono persone pericolose, non guardano in faccia nessuno e con fatica sopravvivono nella realtà che li circonda. Sono partiti come piccoli gruppi provenienti da zone diverse, vicine alla città di Lexington, ma lungo il cammino hanno deciso di unire le loro abilità e conoscenze per percorrere insieme la strada che li avrebbe portati ad un luogo lontano dai centri urbani, e dalle orde di morti viventi. Non si conoscono tra loro, non si fidano gli uni degli altri, ma fanno quel che è necessario per sopravvivere, restare uniti, finché tornerà utile.

Abraham Carmichael
#60 - Il sopravvissuto
Margaret Lynn-Carmichael
#67 - La dottoressa generosa
Lydia Carmichael
#68 - La scintilla
Jared Carmichael
#69 - La recluta
Nic Carmichael
#70 - Il pupillo combattuto

Watchmen of America

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Messo di fronte ad un evento di proporzioni apocalittiche, il decadente e tirannico governo ha mostrato tutta la sua debolezza e non è stato in grado di resistere. Fortunatamente, un piccolo gruppo di veri patrioti non si è fatto trovare impreparato ed è riuscito a salvarsi e a rimanere unito. I Watchmen of America, una milizia anti-governativa di impronta sovranista, libertaria, anti-immigrazione e survivalista, era pronta da tempo all’inevitabile catastrofe. Ma oltre ad essere una tragedia di immense proporzioni, l’invasione dei morti può essere una opportunità per recuperare i valori della frontiera americana? E’ possibile creare una nuova società, basata sui principi dei padri fondatori, dai resti di una nazione putrescente?


Non tutti durante l’apocalisse sono stati accolti fra le braccia di un campo per rifugiati oppure messi in sicurezza in una zona militare. Altri sono stati più sfortunati, oppure più audaci. Una cosa è certa: per portare avanti la propria esistenza senza un riparo fisso e quindi tra le continue minacce che il mondo tiene in serbo per i suoi abitanti bisogna essere pronti a tutto. Gli Outsider sono persone pericolose, non guardano in faccia nessuno e con fatica sopravvivono nella realtà che li circonda. Sono partiti come piccoli gruppi provenienti da zone diverse, vicine alla città di Lexington, ma lungo il cammino hanno deciso di unire le loro abilità e conoscenze per percorrere insieme la strada che li avrebbe portati ad un luogo lontano dai centri urbani, e dalle orde di morti viventi. Non si conoscono tra loro, non si fidano gli uni degli altri, ma fanno quel che è necessario per sopravvivere, restare uniti, finché tornerà utile.

Harvey Coleman
#71 - Il leader dei patrioti
Andrew Mc Hennit
#72 - Il portavoce della rivoluzione
Walter Belham
#73 - Il suprematista violento
Rhonda Peters
#74 - La ribelle dall'oscuro passato
Bartholomew Sellers
#75 - L'ex insegnante emarginato

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Red Cross

Famiglia Collins

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La famiglia Collins, pur tra mille difficoltà, ha saputo rimanere unita durante gli anni della crisi economica, e malgrado i problemi di salute di alcuni suoi membri. Tutta Lexington conosce da sempre i Collins, e può parlarne bene; e i pochi invidiosi che spargono maldicenze su di loro hanno sempre imparato a tenere la bocca ben chiusa, in un modo o nell'altro.
C'è chi dice che i Collins non siano così perfetti come appaiono, e che dietro le porte della loro casa vengano custoditi inquietanti misteri e segreti inconfessabili; c'è chi parla di loro come una setta, con una facciata pulita e una natura corrotta; che patologie mentali, delitti ed infamie ne popolino la storia e la quotidianità. Ma chi lo dice lo dice molto, molto piano. Ora che Lexington è un cimitero brulicante, e i Collins sono solo volti come tanti, in mezzo ad una folla di disperati, ci sarà ancora chi si ricorda di loro? E i membri della famiglia, saranno cambiati dalle circostanze, o certi legami, di sangue e non solo, si riveleranno più forti persino dell’apocalisse?


Il “Wildie Red Cross Refugee Camp”, comunemente soprannominato “Wild Camp”, è uno dei centri per le emergenze più noti del Kentucky. La sua creazione era stata cosi pubblicizzata che tante famiglie hanno fatto delle gite per mostrare ai figli questa struttura rassicurandoli sul fatto che loro non ci sarebbero mai dovuti andare. Ma ora tutto è diverso. Quelle stesse famiglie, miste coi contadini della zona, si accalcano ai cancelli di ingresso per poter entrare. La loro realtà è stata sconvolta e nei terreni dove poggiano le tensostrutture oramai non si riesce più a muoversi se non urtando qualcuno. Nonostante nei primi giorni l’afflusso fosse gestibile ora la situazione è critica. Il campo è pronto ad esplodere per le tensioni tra i rifugiati e l’astio primordiale generatosi verso chi secondo loro li non dovrebbe starci. Ma le cattive notizie non sono finite per gli occupanti del “Wild Camp” e ben presto l’epidemia non sarà l’unica cosa di cui aver timore…

Famiglia Rodriguez

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Immigrati irregolari molti anni fa, negli Stati Uniti avevano trovato una nuova casa, l’opportunità di una nuova vita, il famoso sogno americano. Abituati ai lavori più umili, votati allo spirito di sacrificio, il bisogno e la tradizione hanno tenuto insieme questa famiglia; ma con il tracollo della civiltà i Rodriguez si sono trovati davanti nuove sfide: sopravvivere in un mondo che ormai non riconoscono più, resistere al diverso approccio generazionale al problema e restare una famiglia, a dispetto di tutto.
Almeno ora non esistono più immigrati o autoctoni, ma solo persone che lottano per la propria sopravvivenza, in teoria… perché anche di fronte all’apocalisse certe abitudini sono dure a morire. La testa di un razzista o di un classista non cambia, e nemmeno quella di chi ha patito tanto, troppo, in vita sua, per il colore della pelle o per l’accento di oltre confine. Quanto saranno disposti, o costretti, a cambiare per riuscire ad andare avanti?


Il “Wildie Red Cross Refugee Camp”, comunemente soprannominato “Wild Camp”, è uno dei centri per le emergenze più noti del Kentucky. La sua creazione era stata cosi pubblicizzata che tante famiglie hanno fatto delle gite per mostrare ai figli questa struttura rassicurandoli sul fatto che loro non ci sarebbero mai dovuti andare. Ma ora tutto è diverso. Quelle stesse famiglie, miste coi contadini della zona, si accalcano ai cancelli di ingresso per poter entrare. La loro realtà è stata sconvolta e nei terreni dove poggiano le tensostrutture oramai non si riesce più a muoversi se non urtando qualcuno. Nonostante nei primi giorni l’afflusso fosse gestibile ora la situazione è critica. Il campo è pronto ad esplodere per le tensioni tra i rifugiati e l’astio primordiale generatosi verso chi secondo loro li non dovrebbe starci. Ma le cattive notizie non sono finite per gli occupanti del “Wild Camp” e ben presto l’epidemia non sarà l’unica cosa di cui aver timore…

La comune radical chic

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Cos'è una famiglia? Un insieme di persone unite da legami di sangue? O piuttosto un insieme di persone legate da amore e rispetto reciproco? E chi lo dice che la famiglia tradizionale, monogama e chiusa, sia l'unica possibile?
Radical chic, fricchettoni, gente che vive contro natura... Per anni, alle manifestazioni i membri di questa comunità, di questa famiglia, hanno affrontato orde di gente mossa dal pregiudizio, dalla paura del diverso, dalla violenza. Ma adesso la violenza sembra aver preso il sopravvento, su tutto e tutti. Quando si è scatenato l’inferno si sono trovati isolati, nella loro piccola comunità fuori dal centro urbano, ma al sicuro dell’epidemia che stava divorando la città. Col serbatoio pieno non è stato difficile raggiungere il Red Cross Camp. La vita è salva, ma per chi predicava la libertà e l'amore ed aborriva la violenza, che futuro si prospetta adesso?


Il “Wildie Red Cross Refugee Camp”, comunemente soprannominato “Wild Camp”, è uno dei centri per le emergenze più noti del Kentucky. La sua creazione era stata cosi pubblicizzata che tante famiglie hanno fatto delle gite per mostrare ai figli questa struttura rassicurandoli sul fatto che loro non ci sarebbero mai dovuti andare. Ma ora tutto è diverso. Quelle stesse famiglie, miste coi contadini della zona, si accalcano ai cancelli di ingresso per poter entrare. La loro realtà è stata sconvolta e nei terreni dove poggiano le tensostrutture oramai non si riesce più a muoversi se non urtando qualcuno. Nonostante nei primi giorni l’afflusso fosse gestibile ora la situazione è critica. Il campo è pronto ad esplodere per le tensioni tra i rifugiati e l’astio primordiale generatosi verso chi secondo loro li non dovrebbe starci. Ma le cattive notizie non sono finite per gli occupanti del “Wild Camp” e ben presto l’epidemia non sarà l’unica cosa di cui aver timore…

Chloe Gardner
#24 - La travel blogger
April Williams
#25 - L'idealista
Edd -Wood- Schneider
#26 - Il Capo spirituale new age
Patrick ''Hemingway'' Greenfield
#27 - Il leader della comune
Lancelot Serenity Davis
#28 - Il figlio dell'amore libero
Catherine -Kitty- Clarke
#30 - L'animalista

La Troupe televisiva

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“Hey gente, c’è tipo una rivolta di quelli che puliscono le piscine tra la 37esima e Liberty Plaza, lo coprite voi?”
Il capo redazione vi guarda ridacchiando. Sa già che vi aspetterà l’ennesima intervista alla vecchietta impaurita con cane piccolo e cattivo al seguito ed un paio di mangia tortillas che vengono portati al fresco da nerboruti agenti. Solita giornata, da troupe di sfigati. Giusto? Arrivati sul posto, però, avete visto altro.
Avete visto la vecchietta azzannare alla gola un poliziotto che continuava a spararle, avete visto fiumi di sangue ed avete visto i morti rialzarsi. Avete filmato sino a che avete potuto, incapaci forse di muovervi, poi avete capito che la città stessa stava bruciando e il panico ha preso il sopravvento: scappare, salvarsi. La fuga, il furgone che si rompe e voi, combattuti tra l’istinto di documentare e quello di sopravvivere. La realtà si è trasformata in un incubo, c’è chi parla di apocalisse. Voi la miseria umana la osservate e documentate da sempre, eppure qualcosa è cambiato. Tutto è cambiato. E voi?


Il “Wildie Red Cross Refugee Camp”, comunemente soprannominato “Wild Camp”, è uno dei centri per le emergenze più noti del Kentucky. La sua creazione era stata cosi pubblicizzata che tante famiglie hanno fatto delle gite per mostrare ai figli questa struttura rassicurandoli sul fatto che loro non ci sarebbero mai dovuti andare. Ma ora tutto è diverso. Quelle stesse famiglie, miste coi contadini della zona, si accalcano ai cancelli di ingresso per poter entrare. La loro realtà è stata sconvolta e nei terreni dove poggiano le tensostrutture oramai non si riesce più a muoversi se non urtando qualcuno. Nonostante nei primi giorni l’afflusso fosse gestibile ora la situazione è critica. Il campo è pronto ad esplodere per le tensioni tra i rifugiati e l’astio primordiale generatosi verso chi secondo loro li non dovrebbe starci. Ma le cattive notizie non sono finite per gli occupanti del “Wild Camp” e ben presto l’epidemia non sarà l’unica cosa di cui aver timore…

Taylor Moore
#19 - La complottista
Emily Baker
#20 - La Anchorwoman di classe
Rylee Carter
#21 - Il cinico autista
Timothy Campbell
#22 - L'operatore problematico
Ryan Cooper
#23 - Il simpatico manipolatore

Solitari Red Cross

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Il “Wildie Red Cross Refugee Camp”, comunemente soprannominato “Wild Camp”, è uno dei centri per le emergenze più noti del Kentucky. La sua creazione era stata cosi pubblicizzata che tante famiglie hanno fatto delle gite per mostrare ai figli questa struttura rassicurandoli sul fatto che loro non ci sarebbero mai dovuti andare. Ma ora tutto è diverso. Quelle stesse famiglie, miste coi contadini della zona, si accalcano ai cancelli di ingresso per poter entrare. La loro realtà è stata sconvolta e nei terreni dove poggiano le tensostrutture oramai non si riesce più a muoversi se non urtando qualcuno. Nonostante nei primi giorni l’afflusso fosse gestibile ora la situazione è critica. Il campo è pronto ad esplodere per le tensioni tra i rifugiati e l’astio primordiale generatosi verso chi secondo loro li non dovrebbe starci. Ma le cattive notizie non sono finite per gli occupanti del “Wild Camp” e ben presto l’epidemia non sarà l’unica cosa di cui aver timore…
Gareth Ford
#34 - Lo Squalo
Elijah White
#35 - Il Prete

Vigili del fuoco

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Da sempre sinonimo di salvezza e pronto intervento, il corpo dei Vigili del Fuoco si è sempre distinto per coraggio e grande eroismo in ogni situazione, instillando nelle persone fiducia e sicurezza, ed ora che il mondo sta affrontando il suo più oscuro futuro, essere pompieri significa, in qualche modo, dare un senso di speranza, e protezione, a chi sta intorno. Erano gli eroi della società moderna, più amati e fidati persino della polizia, ma in questo mondo da incubo anche solo definire cosa sia un eroe è complicato, e forse inutile. Eroi… un sogno, una speranza, per gli altri, ma principalmente per se stessi, la verità è, ed è sempre stata una sola: a sfidare le fiamme e il pericolo erano uomini e donne come tanti altri, con un pizzico di coraggio e di altruismo in più. Ma saranno ancora virtù, il coraggio e il senso della responsabilità verso gli altri esseri umani, in questo mondo distorto e orribile? O piuttosto saranno una condanna?


Il “Wildie Red Cross Refugee Camp”, comunemente soprannominato “Wild Camp”, è uno dei centri per le emergenze più noti del Kentucky. La sua creazione era stata cosi pubblicizzata che tante famiglie hanno fatto delle gite per mostrare ai figli questa struttura rassicurandoli sul fatto che loro non ci sarebbero mai dovuti andare. Ma ora tutto è diverso. Quelle stesse famiglie, miste coi contadini della zona, si accalcano ai cancelli di ingresso per poter entrare. La loro realtà è stata sconvolta e nei terreni dove poggiano le tensostrutture oramai non si riesce più a muoversi se non urtando qualcuno. Nonostante nei primi giorni l’afflusso fosse gestibile ora la situazione è critica. Il campo è pronto ad esplodere per le tensioni tra i rifugiati e l’astio primordiale generatosi verso chi secondo loro li non dovrebbe starci. Ma le cattive notizie non sono finite per gli occupanti del “Wild Camp” e ben presto l’epidemia non sarà l’unica cosa di cui aver timore…

Rudy Malone
#6 - Il pompiere affascinante
James Green
#7 - Il pompiere esperto
Danny O'Rourke
#8 - Il pompiere spericolato
Mable Grey
#9 - La coordinatrice determinata
Skylar Gilliam
#14 - La recluta attaccabrighe

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