Galleria [Con gli occhi del nemico]

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Barbari del Nord

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Nota bene: la descrizione che segue si riferisce al gruppo dei personaggi ribelli, non ai membri dell'ambasceria di Clotario. Gli indomiti figli di Altabrina, che le genti del Sud chiamano barbari, sono guerrieri e razziatori di incomparabile ferocia. Un popolo indurito dal freddo di inverni resi interminabili dalla fame, ultimi custodi di leggi più antiche della memoria, leggi che parlano di un tempo diverso, fatto di sangue e onore, orgogliosi della propria libertà. Quasi tutti i Clan di Altabrina sono ormai stati piegati dagli armigeri dell’Arcivescovo Clotario, costretti ad accettare le leggi di Re Edoardo. Tuttavia qualcuno ancora resiste. A volte piccole famiglie, altre volte Clan spezzati o guerrieri solitari. Tutti loro accorreranno alla grande adunata indetta dai Pitti della Lince, il cui esito appare incerto perché questi barbari non sono mai stati un popolo unito e forse mai potranno esserlo, divisi dal solco incolmabile di faide, lotte e delitti di sangue.

Clan del Cervo

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Nota bene: la descrizione che segue si riferisce al gruppo dei personaggi ribelli, non ai membri dell'ambasceria di Clotario. “Ricadano sui figli le colpe dei Padri” Quello del Cervo è sempre stato il più ricco e civilizzato fra tutti i Clan di Altabrina, capace di coltivare la terra e di commerciare solcando il mare o la strada del Re. I suoi guerrieri non vestono pellicce ma stoffe filate e indossano le raffinate armature provenienti dal Sud. Forse è per questo che Cervanera, moglie del capo clan, approfittando dell’assenza del marito, decise di arrendersi senza combattere davanti ai soldati inviati da Sua Maestà. Quando il suo sposo, Ardente, tornò al villaggio, cercò di radunare i suoi guerrieri perché si battessero ma essi non vollero seguirlo. Fu così che il capo del Clan del Cervo prese l’infausta decisione: per salvare il Nord sarebbe andato contro agli auspici, contro agli spiriti e alla paura, avrebbe fatto ciò che nessuno, dal tempo delle canzoni, aveva mai osato fare: indossare la Corona di Ferro che fu dei Re del Mare e ridare un sovrano al Nord. Ardente, protetto dalla notte, andò così fino ad una radura sacra agli spiriti dove le figlie del fiume, vestali del Clan del Gufo, custodivano l’antica corona, perché restasse per sempre celata alla brama degli uomini. Ardente uccise le fanciulle e si diede alla fuga, stringendo fra le mani il freddo cerchio di ferro forgiato oltre il mare. Il Clan del Gufo chiamò a raccolta tutti i figli degli spiriti e bandì una grande caccia. Dopo giorni e notti di inseguimento Ardente fu infine raggiunto e ucciso. La corona, spezzata durante lo scontro, fu riportata al Clan del Gufo. Quando i sette figli di Ardente seppero della fine di loro padre, si strinsero in cerchio e pronunciarono un solenne giuramento: avrebbero riconquistato la Corona di Ferro, loro legitimo pegno per diritto di sangue e non si sarebbero fermati di fronte a nulla. Si mormora che, come ebbero finito di scandire le parole della tetra promessa, nell’aria si udì la voce degli spiriti scagliare sui sette fratelli una terribile maledizione. Nessuno sa quanto ci sia di vero in tutto questo, certo è che i sette figli di Ardente stanno marciando per seguire il richiamo della Lince e gli uomini del Nord non dimenticano mai un giuramento.
Gualtiero
#7 - Il barbaro pentito

I razziatori del Falco

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Nota bene: la descrizione che segue si riferisce al gruppo dei personaggi ribelli, non ai membri dell'ambasceria di Clotario. “Prendete quel che potete e non date nulla in cambio” Un tempo il Falco era il primo fra i clan di Altabrina, custode del Corno degli Spiriti, prima che la Lince lo sottraesse con astuzia. Era un clan di guerrieri votati al saccheggio, flagello delle coste e dei fiumi, un clan di predoni e razziatori, la cui brama e cupidigia a lungo hanno fatto tremare il Regno interno. Ma quando tutto è iniziato, quando le armate del Re, ingrossate dalle fila dei Brumiani convertiti, hanno iniziato a dilagare per le valli di Altabrina, Falcobrando, la Voce dell’Inverno, capo del Primo fra i Clan, non ha potuto difendere la sua terra. Si trovava lontano, assieme a quasi tutte le sue schiere, nei deserti del Sud, in cerca di bottino e razzia. Ora che la guerra infiamma il Nord e la flotta del Re controlla saldamente i mari, Falcobrando non può tornare dal suo popolo. In molti dicono che nemmeno voglia farlo, certo della sconfitta. Solo pochi guerrieri del clan, molti di loro giovani e senza esperienza, tornano in patria prima che sia troppi tardi. Li guida Nerobecco del Falco, pronto a reggere Altabrina nel nome di Falcobrando. Ma come cantano le profezie, i vincoli di sangue verranno spezzati, all’alba della fine. E così Nerobecco viene ucciso, si dice dai suoi stessi nipoti. Il Clan è senza una guida. Molte voci si alternano, molte mani ne vorrebbero tirare le fila. Cosa sarà del Falco, che ora marcia verso la sacra adunata, privo di un capo come una nave senza nocchiero in venti di tempesta? Combatterà per la gloria dei suoi antenati e del suo sangue, oppure cercherà con ogni mezzo di mantenere il ruolo di Primo fra i Clan? O, forse, i suoi guerrieri continueranno a fare ciò che in fondo hanno sempre fatto: razzia, saccheggio e pirateria?
Rinaldo
#9 - Il fervente cerusico

Le schiere del Lupo

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Nota bene: la descrizione che segue si riferisce al gruppo dei personaggi ribelli, non ai membri dell'ambasceria di Clotario. “Morire con fierezza, se non è più possibile vivere con fierezza.” Mentre uno dopo l’altro i Clan cadono sotto l’incedere degli armigeri dell’Arcivescovo Clotario, mentre i vecchi cantano tutte le antiche canzoni, per non lasciarne nessuna a venire sporcata dal tempo, mentre i presagi della fine volano sulle nere ali del corvo, i figli del Lupo resistono. Altea, la loro patria, è l’unica fra tutte le città di Altabrina ad ergersi ancora libera e fiera. Una libertà pagata a caro prezzo. Il capo del Clan del Lupo e quasi tutti i suoi guerrieri sono morti o dispersi, caduti sotto i colpi dei soldati del Re. Il destino ha posto il futuro del Clan sulle spalle di Brunilde, guerriera figlia di capi, e su quello delle sue compagne e sorelle di lancia. Al loro fianco ci sono anche alcuni guerrieri, per lo più giovani ancora non temprati dal sangue della battaglia ma anche veterani legati alla signora del Lupo, dalla colpa o dal fato. Riuscirà Brunilde a pretendere il rispetto dovuto a un capo, a costo di andare contro le tradizioni? I Figli del Lupo da sempre si sentono superiori ad ogni altro clan, ed inoltre hanno mantenuto la libertà grazie al sangue versato dai loro fratelli, padri e mariti. Nessuno sa dire con che animo essi marcino seguendo il richiamo della Lince, ma in molti sono pronti a giurare che essi non vorranno schierarsi in nessuna alleanza. Non ne hanno bisogno.
Corrado

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#15 - L'ultima occasione di un guerriero

Selvaggi rinnegati

Brainardo

 ”

#14 - Rabbia e segreti

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Mistici Pitti

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Nota bene: la descrizione che segue si riferisce al gruppo dei personaggi ribelli, non ai membri dell'ambasceria di Clotario. Mentre la fierezza in battaglia e la forza sono appannaggio di tutte le popolazioni del grande Nord, i Pitti vantano un legame più stretto con gli Spiriti e le tradizioni. Più riflessivo e meno feroce, questo popolo non disdegna di far valere le proprie opinioni tanto con la voce che con la spada. Essi sentono in prima persona l’arrivo della fine e faranno tutto ciò che è necessario per evitare la morte di tutti i seguaci degli Spiriti. Tra di essi, due Clan si scontrano per decidere il futuro del Nord: Il clan della Lince, che ha deciso di accogliere le schiere di Brumiani in rotta e sfruttarli a suo vantaggio; e il clan del Gufo, i grandi custodi delle tradizioni e i più saggi tra gli sciamani, del tutto contrari all’arrivo dei brumiani pronti a calpestare le tradizioni e l’ordine mantenuti a fatica per miglialia di anni. L’antica legge è sempre di fronte agli occhi di questo popolo, essi ne sono i custodi e garanti, senza il loro intervento tutte le genti del Nord sarebbero condannate ad una fine terribile e disonorevole. Questo è il fardello di un popolo schivo e misterioso, dipinto con il colore di un cielo che, tremante, sembra sul punto di cadere.

Clan del Gufo

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Nota bene: la descrizione che segue si riferisce al gruppo dei personaggi ribelli, non ai membri dell'ambasceria di Clotario. “La fede degli uomini dà forma al mondo” Come il loro animale guida, i pitti del clan del Gufo vedono laddove i più brancolano nel buio. Sono i più attenti al canto degli Spiriti, ad esso legati quanto alla terra gelida e ricca che li ha generati. Sono depositari delle tradizioni e da sempre arbitri nelle diatribe tra altri clan. Erano i consiglieri più stimati di Altabrina ma i foschi presagi delle ultime stagioni hanno portato più di un uomo a dubitare delle loro visioni e dei loro consigli. Tuttavia Voce del Gufo, allievo di Albavento e riconosciuto come primo fra gli sciamani, non accetta che la sua parola venga messa in discussione. Il Gufo è da tempo immemore custode della Corona di Ferro degli odiati Re del Mare, ora spezzata dopo la profanazione ad opera di Ardente del Cervo: che nessuno la indossi mai più. A fianco di sciamani e cantori, nel clan vivono alcuni fra i cacciatori più abili di tutta Altabrina, il cui vanto è quello di sapere seguire le orme di prede antiche, come il silenzio, le ombre e le storie. Poco interessato al potere politico, la mira principale del clan del Gufo è restare fedele al passato. Le tradizioni hanno un peso importante, sono il linguaggio con cui si sono sempre onorati gli spiriti; questo è ciò che conta e nulla deve cambiare, nonostante la misteriosa profezia che divide gli sciamani.
Verano
#8 - Lo sciamano bugiardo

Clan della Lince

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Nota bene: la descrizione che segue si riferisce al gruppo dei personaggi ribelli, non ai membri dell'ambasceria di Clotario. “Colui che ha il potere di governare ne ha anche il diritto” Dalle profonde ed oscure foreste della Selva Fatata fino ai duri e innevati monti di Punta Artiglio, tutti i cantori conoscono l’infausta storia della Lince, iniziata con il furto del Corno degli Spiriti, sottratto al Falco con l’astuzia, che causò il massacro di donne e guerrieri nella città di Altorivo da parte dell’avidità del Lupo. Tenendo sempre fresco nella memoria il ricordo dell’accaduto, i figli della Lince vivono con la costante consapevolezza di non poter sfuggire ai propri debiti, e che ogni azione debba essere compiuta con sicurezza e controllo. Questo tiene a mente Manto della Lince, quando decide a malincuore di sacrificare la figlia primogenita per ingraziarsi gli Spiriti e garantirsi così il trionfo in battaglia contro Clotario. All’alba dello scontro per la vittoria della Lince però, il capoclan viene trovato morto accoltellato. È il fratello Artiglio della Lince a diventare il nuovo capo, e, su consiglio della tormentata Beldifiamma, la vecchia moglie di Manto, sceglie di rinviare il combattimento e di chiamare a raccolta tutti i Clan e le famiglie Brumiane dissidenti per organizzare la controffensiva. Grazie all’innata abilità politica di Zanna della Lince e la saggezza dello sciamano Cuordivento, il Clan della Lince si sente l’unico in grado di guidare le schiere in maniera degna, e il sacrificio compiuto da Manto potrebbe sancirne la vittoria. Nonostante quasi tutti i suoi cantori non siano più in grado di sentire il potere degli Spiriti, la Lince sa che il suo destino è quello di stringere il potere tra le mani, dopo troppi inverni passati a subire le angherie dei clan più forti, ma quanti saranno disposti a tradire le leggi che hanno giurato di onorare pur di adempiere a questo compito?
Editta
#13 - Il combattente pentito

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Stranieri

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Nota bene: la descrizione che segue si riferisce al gruppo dei personaggi ribelli, non ai membri dell'ambasceria di Clotario. V’è stato un tempo in cui la nuova fede nei Quattro Dèi della Tetrade e gli antichi culti degli Spiriti convivevano sotto un unico Regno. Quel tempo è *finito*. Le lande settentrionali, fedeli agli Spiriti, sono isolate e assediate. Eppure anche in quelle terre è possibile trovare persone che provengono dai quattro angoli del Regno. Schiavi, nobili ostaggi, cavalieri erranti, prigionieri di guerra, servitori e vagabondi di ogni sorta. Alcuni sono giunti al Nord di propria volontà, spinti da alti giuramenti o basse pulsioni. Più spesso, si sono ritrovati intrappolati in un mondo che non è il loro, schiacciati tra la rivolta dei barbari e le armate di Sua Maestà...

Stranieri

Valdo
#3 - il bastardo dell'Arcivescovo
Normanno
#5 - Il cavaliere dell'antico codice
Adele
#6 - L'innamorata senza speranza

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Straniero

Straniero

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Ultimi brumiani

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Nota bene: la descrizione che segue si riferisce al gruppo dei personaggi ribelli, non ai membri dell'ambasceria di Clotario. Le ultime famiglie nobiliari che ancora non vogliono piegarsi alla Tetrade e al Re. Piuttosto l’esilio. I fieri guerrieri Brumiani nascondono il peso della bruciante sconfitta con il desiderio di rivalsa, ma molti di loro sono ormai disillusi e si limitano a fuggire verso Altabrina per paura. Per motivi diversi, tre famiglie divise da secoli di odio prendono la via del Nord, nella speranza di potersi opporre a un crudele destino di rovina.

Ambiziosi Alanera

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Nota bene: la descrizione che segue si riferisce al gruppo dei personaggi ribelli, non ai membri dell'ambasceria di Clotario. “Uomo ambizioso, uomo crudele” Da sempre i riottosi Alanera si oppongono al dominio dei principi D’Urso, desiderosi di strappare loro il trono di Castelbruma. Ora che i suoi avversari sono in disgrazia, il Duca Clodoveo Alanera sembra disposto a tutto pur di consegnare alla sua stirpe ciò che ha sempre desiderato. Si dice che quando l’Arcivescovo Clotario stava cingendo d’assedio Corvia, il Duca diede alle fiamme la sua stessa città, bruciando con essa gli invasori e quanti fra i suoi avevano scelto di arrendersi. Ora Clodoveo, a capo di una tetra colonna, marcia verso Nord, determinato a prendersi ciò che ha sempre agognato. Con lui c’è la sua sposa, Crimilde del Lupo, una fanciulla strappata anni fa al suo Clan, e un seguito di guerrieri determinati, fra cui i famigerati cavalieri Tagliavia, cacciatori che secondo le leggende conoscono i più oscuri segreti della Bruma.
Duca Berengario Alanera

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#1 - Il nobile rancoroso
Dama Eldora Tagliavia
#10 - La dama in cerca di rivalsa

Esuli D'Urso

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Nota bene: la descrizione che segue si riferisce al gruppo dei personaggi ribelli, non ai membri dell'ambasceria di Clotario. Nota bene: la descrizione che segue si riferisce al gruppo dei personaggi ribelli, non ai membri dell'ambasceria di Clotario. “Non si è perduto niente quando ci resta l'onore.” Il sangue dei D’Urso ha dominato con pugno di ferro le terre di Castelbruma fin dall’epoca in cui nacquero saghe e canzoni. Per tornare alla gloria di un tempo, quando la sua famiglia non doveva piegare il ginocchio di fronte a nessuno, il Principe Alarico D’Urso si ribellò a Edoardo dei Castamanti, Re delle Terre Spezzate. Ma quella guerra è ormai persa. Il principe è stato ucciso e sulla rocca di Castelbruma sventola lo stendardo dell’Arcivescovo Clotario, lo spietato vassallo del Re, i cui assassini e armigeri si sono assicurati che nulla restasse della stirpe di Alarico. Di quella che un tempo era la gloriosa dinastia dei D’Urso ora sopravvivono in pochi, solo il principe Childerico, suo fratello Meroveo e sua sorella Astride. I tre si sono avventurati in una pericolosa fuga verso Nord, accompagnati da quanti sono ancora fedeli, come gli integerrimi Portarovo, seguaci dell’antico codice d’onore che fu dei cavalieri. Quale destino attende gli ultimi principi di Castelbruma? Sapranno far valere i diritti del loro sangue e rendere gloria al nome che portano?
Uberto/Elke

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#4 - Il dubbio e la fedeltà
Branto
#11 - L'uomo del re
Roderico

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#12 - L'assassino scappato alla giustizia

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