Galleria [Il crepuscolo degli Dèi: le aule dei padri]

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Barbari del Nord

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Gli indomiti figli di Altabrina, che le genti del Sud chiamano barbari, sono guerrieri e razziatori di incomparabile ferocia. Un popolo indurito dal freddo di inverni resi interminabili dalla fame, ultimi custodi di leggi più antiche della memoria, leggi che parlano di un tempo diverso, fatto di sangue e onore, orgogliosi della propria libertà. Quasi tutti i Clan di Altabrina sono ormai stati piegati dagli armigeri dell’Arcivescovo Clotario, costretti ad accettare le leggi di Re Edoardo. Tuttavia qualcuno ancora resiste. A volte piccole famiglie, altre volte Clan spezzati o guerrieri solitari. Tutti loro accorreranno alla grande adunata indetta dai Pitti della Lince, il cui esito appare incerto perché questi barbari non sono mai stati un popolo unito e forse mai potranno esserlo, divisi dal solco incolmabile di faide, lotte e delitti di sangue.

Ambiziosi Alanera

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“Uomo ambizioso, uomo crudele” Da sempre i riottosi Alanera si oppongono al dominio dei principi D’Urso, desiderosi di strappare loro il trono di Castelbruma. Ora che i suoi avversari sono in disgrazia, il Duca Clodoveo Alanera sembra disposto a tutto pur di consegnare alla sua stirpe ciò che ha sempre desiderato. Si dice che quando l’Arcivescovo Clotario stava cingendo d’assedio Corvia, il Duca diede alle fiamme la sua stessa città, bruciando con essa gli invasori e quanti fra i suoi avevano scelto di arrendersi. Ora Clodoveo, a capo di una tetra colonna, marcia verso Nord, determinato a prendersi ciò che ha sempre agognato. Con lui c’è la sua sposa, Crimilde del Lupo, una fanciulla strappata anni fa al suo Clan, e un seguito di guerrieri determinati, fra cui i famigerati cavalieri Tagliavia, cacciatori che secondo le leggende conoscono i più oscuri segreti della Bruma.
Duchessa Crimilde del Lupo
#10 - La sposa della nuova era

Clan del Corvo

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“Quando le nere ali si dispiegheranno tra il sole e la terra, il buio e la fine.” Codardi, speranzosi o forse solo disperati. Molte parole possono essere dette sui seguaci del Corvo, coloro che sentendo il suo risveglio si sono diretti verso il tenebroso abbraccio della notte, guidati dalle ombre e dal silenzio. La sopravvivenza e la vendetta governano le anime di questi uomini, la sopravvivenza per un frammento di mondo destinato alla distruzione, e la vendetta per tutto il resto di quel mondo che ha cercato di cancellarli. Uniti dallo stesso obbiettivo, per motivi differenti, i membri del Clan del Corvo non hanno intenzione di soccombere davanti a niente e nessuno. L’ultimo racconto risparmiato all’oblio oscuro della memoria e del pensiero sarà quello del Corvo, o non ci sarà affatto.
Dagoberto
#46 - l'astuto solitario
Ambrosia
#245 - La strega controvoglia
Bertranda
#246 - La guerriera irascibile

Clan della Lince

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“Colui che ha il potere di governare ne ha anche il diritto” Dalle profonde ed oscure foreste della Selva Fatata fino ai duri e innevati monti di Punta Artiglio, tutti i cantori conoscono l’infausta storia della Lince, iniziata con il furto del Corno degli Spiriti, sottratto al Falco con l’astuzia, che causò il massacro di donne e guerrieri nella città di Altorivo da parte dell’avidità del Lupo. Tenendo sempre fresco nella memoria il ricordo dell’accaduto, i figli della Lince vivono con la costante consapevolezza di non poter sfuggire ai propri debiti, e che ogni azione debba essere compiuta con sicurezza e controllo. Questo tiene a mente Manto della Lince, quando decide a malincuore di sacrificare la figlia primogenita per ingraziarsi gli Spiriti e garantirsi così il trionfo in battaglia contro Clotario. All’alba dello scontro per la vittoria della Lince però, il capoclan viene trovato morto accoltellato. È il fratello Artiglio della Lince a diventare il nuovo capo, e, su consiglio della tormentata Beldifiamma, la vecchia moglie di Manto, sceglie di rinviare il combattimento e di chiamare a raccolta tutti i Clan e le famiglie Brumiane dissidenti per organizzare la controffensiva. Grazie all’innata abilità politica di Zanna della Lince e la saggezza dello sciamano Cuordivento, il Clan della Lince si sente l’unico in grado di guidare le schiere in maniera degna, e il sacrificio compiuto da Manto potrebbe sancirne la vittoria. Nonostante quasi tutti i suoi cantori non siano più in grado di sentire il potere degli Spiriti, la Lince sa che il suo destino è quello di stringere il potere tra le mani, dopo troppi inverni passati a subire le angherie dei clan più forti, ma quanti saranno disposti a tradire le leggi che hanno giurato di onorare pur di adempiere a questo compito?

Custodi della Prima Rocca

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“Il vero mistero del mondo è il visibile, non l'invisibile.” La Prima Rocca è un castello così antico che le leggende a riguardo si sprecano. Si dice che fu la prima roccaforte costruita dagli uomini del mare, quando ancora il tempo era giovane e la terra in boccio. Qualche stolto superstizioso afferma addirittura che la Rocca sia l’anticamera di un altro mondo, o che addirittura racchiuda le Aule dei Padri. Ma costoro sono dei folli e non sanno di cosa parlano, poiché non esiste alcun luogo simile da questa parte del velo. Gli abitanti del castello non badano a queste dicerie: sono donne e uomini legati alla loro terra, custodi delle mura di pietra della Rocca e dei segreti che l’animano. Il gruppo degli Abitanti della Rocca è composto da personaggi misteriosi i cui teaser saranno visibili solo a chi sceglierà di interpretarli… insieme a tutte le altre incredibili informazioni relative al gruppo stesso! Questi personaggi avranno un ruolo un po’ più “complice” rispetto agli altri, ma ugualmente divertente e ricco di colpi di scena.
Nome misterioso
#223 - Il fabbro iracondo
Nome misterioso
#229 - Il vecchio chiassoso
Nome misterioso
#230 - Il maestro di caccia
Nome misterioso
#231 - Il signore del castello
Nome misterioso
#233 - La signora del castello
Nome misterioso
#234 - La campionessa invitta
Nome misterioso
#235 - Il maestro d'armi
Nome misterioso
#236 - Il guardiano dei porci
Nome misterioso
#237 - Il cerusico tagliente

Dispersi

Odoacre
#47 - il profeta di sventura
Teodorico
#53 - il saggio maestro di caccia
Maltena
#62 - La sciamana del sangue
Vivaldo del Cervo
#71 - Il condottiero tormentato

I razziatori del Falco

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“Prendete quel che potete e non date nulla in cambio” Un tempo il Falco era il primo fra i clan di Altabrina, custode del Corno degli Spiriti, prima che la Lince lo sottraesse con astuzia. Era un clan di guerrieri votati al saccheggio, flagello delle coste e dei fiumi, un clan di predoni e razziatori, la cui brama e cupidigia a lungo hanno fatto tremare il Regno interno. Ma quando tutto è iniziato, quando le armate del Re, ingrossate dalle fila dei Brumiani convertiti, hanno iniziato a dilagare per le valli di Altabrina, Falcobrando, la Voce dell’Inverno, capo del Primo fra i Clan, non ha potuto difendere la sua terra. Si trovava lontano, assieme a quasi tutte le sue schiere, nei deserti del Sud, in cerca di bottino e razzia. Ora che la guerra infiamma il Nord e la flotta del Re controlla saldamente i mari, Falcobrando non può tornare dal suo popolo. In molti dicono che nemmeno voglia farlo, certo della sconfitta. Solo pochi guerrieri del clan, molti di loro giovani e senza esperienza, tornano in patria prima che sia troppi tardi. Li guida Nerobecco del Falco, pronto a reggere Altabrina nel nome di Falcobrando. Ma come cantano le profezie, i vincoli di sangue verranno spezzati, all’alba della fine. E così Nerobecco viene ucciso, si dice dai suoi stessi nipoti. Il Clan è senza una guida. Molte voci si alternano, molte mani ne vorrebbero tirare le fila. Cosa sarà del Falco, che ora marcia verso la sacra adunata, privo di un capo come una nave senza nocchiero in venti di tempesta? Combatterà per la gloria dei suoi antenati e del suo sangue, oppure cercherà con ogni mezzo di mantenere il ruolo di Primo fra i Clan? O, forse, i suoi guerrieri continueranno a fare ciò che in fondo hanno sempre fatto: razzia, saccheggio e pirateria?
Guiscardo
#89 - Il giovane idealista
Alida
#91 - la figlia bastarda di Nerobecco
Edvige
#92 - la strega sferzante
Rinaldo
#270 - Il fervente cerusico

I sette figli di Ardente del Cervo

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“Ricadano sui figli le colpe dei Padri” Quello del Cervo è sempre stato il più ricco e civilizzato fra tutti i Clan di Altabrina, capace di coltivare la terra e di commerciare solcando il mare o la strada del Re. I suoi guerrieri non vestono pellicce ma stoffe filate e indossano le raffinate armature provenienti dal Sud. Forse è per questo che Cervanera, moglie del capo clan, approfittando dell’assenza del marito, decise di arrendersi senza combattere davanti ai soldati inviati da Sua Maestà. Quando il suo sposo, Ardente, tornò al villaggio, cercò di radunare i suoi guerrieri perché si battessero ma essi non vollero seguirlo. Fu così che il capo del Clan del Cervo prese l’infausta decisione: per salvare il Nord sarebbe andato contro agli auspici, contro agli spiriti e alla paura, avrebbe fatto ciò che nessuno, dal tempo delle canzoni, aveva mai osato fare: indossare la Corona di Ferro che fu dei Re del Mare e ridare un sovrano al Nord. Ardente, protetto dalla notte, andò così fino ad una radura sacra agli spiriti dove le figlie del fiume, vestali del Clan del Gufo, custodivano l’antica corona, perché restasse per sempre celata alla brama degli uomini. Ardente uccise le fanciulle e si diede alla fuga, stringendo fra le mani il freddo cerchio di ferro forgiato oltre il mare. Il Clan del Gufo chiamò a raccolta tutti i figli degli spiriti e bandì una grande caccia. Dopo giorni e notti di inseguimento Ardente fu infine raggiunto e ucciso. La corona, spezzata durante lo scontro, fu riportata al Clan del Gufo. Quando i sette figli di Ardente seppero della fine di loro padre, si strinsero in cerchio e pronunciarono un solenne giuramento: avrebbero riconquistato la Corona di Ferro, loro legitimo pegno per diritto di sangue e non si sarebbero fermati di fronte a nulla. Si mormora che, come ebbero finito di scandire le parole della tetra promessa, nell’aria si udì la voce degli spiriti scagliare sui sette fratelli una terribile maledizione. Nessuno sa quanto ci sia di vero in tutto questo, certo è che i sette figli di Ardente stanno marciando per seguire il richiamo della Lince e gli uomini del Nord non dimenticano mai un giuramento.
Lanfranco del Cervo
#73 - L'arciere donnaiolo
Goffredo del Cervo
#74 - Il collerico erborista
Sigismondo del Cervo
#76 - Il giovane spavaldo

Le schiere del Lupo

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“Morire con fierezza, se non è più possibile vivere con fierezza.” Mentre uno dopo l’altro i Clan cadono sotto l’incedere degli armigeri dell’Arcivescovo Clotario, mentre i vecchi cantano tutte le antiche canzoni, per non lasciarne nessuna a venire sporcata dal tempo, mentre i presagi della fine volano sulle nere ali del corvo, i figli del Lupo resistono. Altea, la loro patria, è l’unica fra tutte le città di Altabrina ad ergersi ancora libera e fiera. Una libertà pagata a caro prezzo. Il capo del Clan del Lupo e quasi tutti i suoi guerrieri sono morti o dispersi, caduti sotto i colpi dei soldati del Re. Il destino ha posto il futuro del Clan sulle spalle di Brunilde, guerriera figlia di capi, e su quello delle sue compagne e sorelle di lancia. Al loro fianco ci sono anche alcuni guerrieri, per lo più giovani ancora non temprati dal sangue della battaglia ma anche veterani legati alla signora del Lupo, dalla colpa o dal fato. Riuscirà Brunilde a pretendere il rispetto dovuto a un capo, a costo di andare contro le tradizioni? I Figli del Lupo da sempre si sentono superiori ad ogni altro clan, ed inoltre hanno mantenuto la libertà grazie al sangue versato dai loro fratelli, padri e mariti. Nessuno sa dire con che animo essi marcino seguendo il richiamo della Lince, ma in molti sono pronti a giurare che essi non vorranno schierarsi in nessuna alleanza. Non ne hanno bisogno.
Brunilde del Lupo
#36 - la fiera Signora del Lupo
Sinilde del Lupo
#37 - il fiore del Nord
Ermengarda
#39 - la guerriera lacerata
Arimanno
#43 - il sognatore storpio
Altachiara
#44 - la fanciulla di speranze e segreti
Vacone
#55 - il veterano mosso dal dovere
Brunvino neraventura
#56 - il veterano con un debito di sangue
Teodolinda figlia di Isenbrando
#59 - la scudiera assetata di vendetta
Boadicea
#60 - la campionessa del Lupo

Nuovi prigionieri

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Sua Maestà ha deciso di scendere in campo inviando nelle lande del nord i suoi uomini più fedeli, ansiosi di riunire il regno e riportarlo alla pace: se il pugno di ferro non dà i frutti sperati, è tempo di tentare con il guanto di velluto. Cortigiani, cavalieri, nobilotti e mercenari sono sbarcati nelle terre dei barbari, portando con sè corazze lucenti, ricche vesti e stendardi ricamati. Con loro, una manciata di barbari prigionieri: uomini segnati dalla guerra e dal destino, la prova vivente del prezzo che sta pagando l’ostinata resistenza delle genti del Nord.
Saviobecco
#219 - La colomba con gli artigli del falco
Desiderio del Lupo
#220 - Il prigioniero compassionevole

Reietti e solitari

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“La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista.” Gli spiriti hanno chiesto un ultimo tributo, una prova di fedeltà sull’orlo della fine del mondo. Nel rosso risvegliarsi di faide e conflitti, figli hanno alzato le armi contro i padri, famiglie sono andate in frantumi e clan un tempo uniti ora giacciono in rovina. Nei resti della battaglia, chi per colpa, per scelta, o per destino, sono in molti ad essersi trovati senza più un legame, senza un luogo a cui appartenere. Costoro ora camminano insieme, uniti solo dalla condizione di reietti, stretti nella solitudine che li abbraccia tutti.
Gheraldo
#67 - L'orso ribelle
Teodobaldo
#68 - La volpe nel corpo di un uomo
Sinibaldo
#69 - Il fuggiasco determinato
Cuorforte/Tilde
#70 - Il giovane scudiero

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Mistici Pitti

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Mentre la fierezza in battaglia e la forza sono appannaggio di tutte le popolazioni del grande Nord, i Pitti vantano un legame più stretto con gli Spiriti e le tradizioni. Più riflessivo e meno feroce, questo popolo non disdegna di far valere le proprie opinioni tanto con la voce che con la spada. Essi sentono in prima persona l’arrivo della fine e faranno tutto ciò che è necessario per evitare la morte di tutti i seguaci degli Spiriti. Tra di essi, due Clan si scontrano per decidere il futuro del Nord: Il clan della Lince, che ha deciso di accogliere le schiere di Brumiani in rotta e sfruttarli a suo vantaggio; e il clan del Gufo, i grandi custodi delle tradizioni e i più saggi tra gli sciamani, del tutto contrari all’arrivo dei brumiani pronti a calpestare le tradizioni e l’ordine mantenuti a fatica per miglialia di anni. L’antica legge è sempre di fronte agli occhi di questo popolo, essi ne sono i custodi e garanti, senza il loro intervento tutte le genti del Nord sarebbero condannate ad una fine terribile e disonorevole. Questo è il fardello di un popolo schivo e misterioso, dipinto con il colore di un cielo che, tremante, sembra sul punto di cadere.

Clan del Corvo

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“Quando le nere ali si dispiegheranno tra il sole e la terra, il buio e la fine.” Codardi, speranzosi o forse solo disperati. Molte parole possono essere dette sui seguaci del Corvo, coloro che sentendo il suo risveglio si sono diretti verso il tenebroso abbraccio della notte, guidati dalle ombre e dal silenzio. La sopravvivenza e la vendetta governano le anime di questi uomini, la sopravvivenza per un frammento di mondo destinato alla distruzione, e la vendetta per tutto il resto di quel mondo che ha cercato di cancellarli. Uniti dallo stesso obbiettivo, per motivi differenti, i membri del Clan del Corvo non hanno intenzione di soccombere davanti a niente e nessuno. L’ultimo racconto risparmiato all’oblio oscuro della memoria e del pensiero sarà quello del Corvo, o non ci sarà affatto.

Clan del Gufo

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“La fede degli uomini dà forma al mondo” Come il loro animale guida, i pitti del clan del Gufo vedono laddove i più brancolano nel buio. Sono i più attenti al canto degli Spiriti, ad esso legati quanto alla terra gelida e ricca che li ha generati. Sono depositari delle tradizioni e da sempre arbitri nelle diatribe tra altri clan. Erano i consiglieri più stimati di Altabrina ma i foschi presagi delle ultime stagioni hanno portato più di un uomo a dubitare delle loro visioni e dei loro consigli. Tuttavia Voce del Gufo, allievo di Albavento e riconosciuto come primo fra gli sciamani, non accetta che la sua parola venga messa in discussione. Il Gufo è da tempo immemore custode della Corona di Ferro degli odiati Re del Mare, ora spezzata dopo la profanazione ad opera di Ardente del Cervo: che nessuno la indossi mai più. A fianco di sciamani e cantori, nel clan vivono alcuni fra i cacciatori più abili di tutta Altabrina, il cui vanto è quello di sapere seguire le orme di prede antiche, come il silenzio, le ombre e le storie. Poco interessato al potere politico, la mira principale del clan del Gufo è restare fedele al passato. Le tradizioni hanno un peso importante, sono il linguaggio con cui si sono sempre onorati gli spiriti; questo è ciò che conta e nulla deve cambiare, nonostante la misteriosa profezia che divide gli sciamani.
Voce del Gufo
#113 - Il Sommo Sciamano
Ala del Gufo
#121 - La capoclan del Gufo
Malvarosa
#127 - La guerriera rispettosa

Clan della Lince

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“Colui che ha il potere di governare ne ha anche il diritto” Dalle profonde ed oscure foreste della Selva Fatata fino ai duri e innevati monti di Punta Artiglio, tutti i cantori conoscono l’infausta storia della Lince, iniziata con il furto del Corno degli Spiriti, sottratto al Falco con l’astuzia, che causò il massacro di donne e guerrieri nella città di Altorivo da parte dell’avidità del Lupo. Tenendo sempre fresco nella memoria il ricordo dell’accaduto, i figli della Lince vivono con la costante consapevolezza di non poter sfuggire ai propri debiti, e che ogni azione debba essere compiuta con sicurezza e controllo. Questo tiene a mente Manto della Lince, quando decide a malincuore di sacrificare la figlia primogenita per ingraziarsi gli Spiriti e garantirsi così il trionfo in battaglia contro Clotario. All’alba dello scontro per la vittoria della Lince però, il capoclan viene trovato morto accoltellato. È il fratello Artiglio della Lince a diventare il nuovo capo, e, su consiglio della tormentata Beldifiamma, la vecchia moglie di Manto, sceglie di rinviare il combattimento e di chiamare a raccolta tutti i Clan e le famiglie Brumiane dissidenti per organizzare la controffensiva. Grazie all’innata abilità politica di Zanna della Lince e la saggezza dello sciamano Cuordivento, il Clan della Lince si sente l’unico in grado di guidare le schiere in maniera degna, e il sacrificio compiuto da Manto potrebbe sancirne la vittoria. Nonostante quasi tutti i suoi cantori non siano più in grado di sentire il potere degli Spiriti, la Lince sa che il suo destino è quello di stringere il potere tra le mani, dopo troppi inverni passati a subire le angherie dei clan più forti, ma quanti saranno disposti a tradire le leggi che hanno giurato di onorare pur di adempiere a questo compito?
Primaneve
#96 - La cantrice demotivata
Fieropasso
#98 - Lo scudo bianco
PièdAlba
#101 - L’occhio della notte
Beldisole
#102 - La cantrice combattuta tra dovere e amore
Ramonero
#108 - Il vendicativo
Ventofiero
#112 - Il guerriero giusto
Editta Crindiluna
#272 - Il combattente pentito

Custodi della Prima Rocca

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“Il vero mistero del mondo è il visibile, non l'invisibile.” La Prima Rocca è un castello così antico che le leggende a riguardo si sprecano. Si dice che fu la prima roccaforte costruita dagli uomini del mare, quando ancora il tempo era giovane e la terra in boccio. Qualche stolto superstizioso afferma addirittura che la Rocca sia l’anticamera di un altro mondo, o che addirittura racchiuda le Aule dei Padri. Ma costoro sono dei folli e non sanno di cosa parlano, poiché non esiste alcun luogo simile da questa parte del velo. Gli abitanti del castello non badano a queste dicerie: sono donne e uomini legati alla loro terra, custodi delle mura di pietra della Rocca e dei segreti che l’animano. Il gruppo degli Abitanti della Rocca è composto da personaggi misteriosi i cui teaser saranno visibili solo a chi sceglierà di interpretarli… insieme a tutte le altre incredibili informazioni relative al gruppo stesso! Questi personaggi avranno un ruolo un po’ più “complice” rispetto agli altri, ma ugualmente divertente e ricco di colpi di scena.
Nome misterioso
#225 - L'astuto falegname
Nome misterioso
#227 - Il custode delle porte

Dispersi

Guardalce
#105 - il nostalgico
Zanna della Lince
#106 - il nobile pronto a tutto

Nuovi prigionieri

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Sua Maestà ha deciso di scendere in campo inviando nelle lande del nord i suoi uomini più fedeli, ansiosi di riunire il regno e riportarlo alla pace: se il pugno di ferro non dà i frutti sperati, è tempo di tentare con il guanto di velluto. Cortigiani, cavalieri, nobilotti e mercenari sono sbarcati nelle terre dei barbari, portando con sè corazze lucenti, ricche vesti e stendardi ricamati. Con loro, una manciata di barbari prigionieri: uomini segnati dalla guerra e dal destino, la prova vivente del prezzo che sta pagando l’ostinata resistenza delle genti del Nord.
Primovento
#119 - Il cacciatore di orchi
Ombrasera
#125 - L'orfana
Fulvomanto
#218 - L'eroe negato
Albavolpe
#222 - La sopravvissuta tradita

Reietti e solitari

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“La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista.” Gli spiriti hanno chiesto un ultimo tributo, una prova di fedeltà sull’orlo della fine del mondo. Nel rosso risvegliarsi di faide e conflitti, figli hanno alzato le armi contro i padri, famiglie sono andate in frantumi e clan un tempo uniti ora giacciono in rovina. Nei resti della battaglia, chi per colpa, per scelta, o per destino, sono in molti ad essersi trovati senza più un legame, senza un luogo a cui appartenere. Costoro ora camminano insieme, uniti solo dalla condizione di reietti, stretti nella solitudine che li abbraccia tutti.
Beldifiamma della Lince
#93 - La madre delle Linci
Artiglio della Lince
#94 - Il condottiero degli spiriti
Cuordivento
#103 - Il saggio vaticinatore
Sangue del Gufo
#114 - Il nobile illuminato

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Stranieri

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V’è stato un tempo in cui la nuova fede nei Quattro Dèi della Tetrade e gli antichi culti degli Spiriti convivevano sotto un unico Regno. Quel tempo è *finito*. Le lande settentrionali, fedeli agli Spiriti, sono isolate e assediate. Eppure anche in quelle terre è possibile trovare persone che provengono dai quattro angoli del Regno. Schiavi, nobili ostaggi, cavalieri erranti, prigionieri di guerra, servitori e vagabondi di ogni sorta. Alcuni sono giunti al Nord di propria volontà, spinti da alti giuramenti o basse pulsioni. Più spesso, si sono ritrovati intrappolati in un mondo che non è il loro. Infine, tra gli ’stranieri’ presenti al Nord, vi sono anche le armate inviate da Sua Maestà...

Ambiziosi Alanera

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“Uomo ambizioso, uomo crudele” Da sempre i riottosi Alanera si oppongono al dominio dei principi D’Urso, desiderosi di strappare loro il trono di Castelbruma. Ora che i suoi avversari sono in disgrazia, il Duca Clodoveo Alanera sembra disposto a tutto pur di consegnare alla sua stirpe ciò che ha sempre desiderato. Si dice che quando l’Arcivescovo Clotario stava cingendo d’assedio Corvia, il Duca diede alle fiamme la sua stessa città, bruciando con essa gli invasori e quanti fra i suoi avevano scelto di arrendersi. Ora Clodoveo, a capo di una tetra colonna, marcia verso Nord, determinato a prendersi ciò che ha sempre agognato. Con lui c’è la sua sposa, Crimilde del Lupo, una fanciulla strappata anni fa al suo Clan, e un seguito di guerrieri determinati, fra cui i famigerati cavalieri Tagliavia, cacciatori che secondo le leggende conoscono i più oscuri segreti della Bruma.
Lionello
#3 - Il timido segaossa

Clan del Corvo

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“Quando le nere ali si dispiegheranno tra il sole e la terra, il buio e la fine.” Codardi, speranzosi o forse solo disperati. Molte parole possono essere dette sui seguaci del Corvo, coloro che sentendo il suo risveglio si sono diretti verso il tenebroso abbraccio della notte, guidati dalle ombre e dal silenzio. La sopravvivenza e la vendetta governano le anime di questi uomini, la sopravvivenza per un frammento di mondo destinato alla distruzione, e la vendetta per tutto il resto di quel mondo che ha cercato di cancellarli. Uniti dallo stesso obbiettivo, per motivi differenti, i membri del Clan del Corvo non hanno intenzione di soccombere davanti a niente e nessuno. L’ultimo racconto risparmiato all’oblio oscuro della memoria e del pensiero sarà quello del Corvo, o non ci sarà affatto.
Anastasia / Nestore
#244 - Il tetradico nichilista

Clan della Lince

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“Colui che ha il potere di governare ne ha anche il diritto” Dalle profonde ed oscure foreste della Selva Fatata fino ai duri e innevati monti di Punta Artiglio, tutti i cantori conoscono l’infausta storia della Lince, iniziata con il furto del Corno degli Spiriti, sottratto al Falco con l’astuzia, che causò il massacro di donne e guerrieri nella città di Altorivo da parte dell’avidità del Lupo. Tenendo sempre fresco nella memoria il ricordo dell’accaduto, i figli della Lince vivono con la costante consapevolezza di non poter sfuggire ai propri debiti, e che ogni azione debba essere compiuta con sicurezza e controllo. Questo tiene a mente Manto della Lince, quando decide a malincuore di sacrificare la figlia primogenita per ingraziarsi gli Spiriti e garantirsi così il trionfo in battaglia contro Clotario. All’alba dello scontro per la vittoria della Lince però, il capoclan viene trovato morto accoltellato. È il fratello Artiglio della Lince a diventare il nuovo capo, e, su consiglio della tormentata Beldifiamma, la vecchia moglie di Manto, sceglie di rinviare il combattimento e di chiamare a raccolta tutti i Clan e le famiglie Brumiane dissidenti per organizzare la controffensiva. Grazie all’innata abilità politica di Zanna della Lince e la saggezza dello sciamano Cuordivento, il Clan della Lince si sente l’unico in grado di guidare le schiere in maniera degna, e il sacrificio compiuto da Manto potrebbe sancirne la vittoria. Nonostante quasi tutti i suoi cantori non siano più in grado di sentire il potere degli Spiriti, la Lince sa che il suo destino è quello di stringere il potere tra le mani, dopo troppi inverni passati a subire le angherie dei clan più forti, ma quanti saranno disposti a tradire le leggi che hanno giurato di onorare pur di adempiere a questo compito?

Convertiti Portalupo

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“Fare il proprio dovere val meglio dell'eroismo. “ Un tempo non lontano i Portalupo si fregiavano d’essere i primi fra i vassalli del Principe Alarico D’Urso, famosi per possedere fedeltà e onore senza eguali, difensori di Montecastello e nemici giurati dei ribelli Alanera. Ma ora il Principe è morto e tutto è cambiato. I Portalupo furono i primi a piegare il ginocchio a Re Edoardo e all’Arcivescovo Clotario e ad abbracciare la fede nella Tetrade. Questa scelta risparmiò alle loro terre e alla loro gente guerra e sofferenza ma fece si che il nome dei Portalupo fosse più volte maledetto da tutti coloro che fino a poco prima essi potevano guardare dall’alto in basso. Ora l’antica casa marcia sotto gli stendardi dell’Arcivescovo Clotario, il protettore del Nord, ed i suoi seguaci, stranieri e brumiani, innalzano preghiere ai trionfanti Dei della vera fede. Sono diretti verso settentrione, araldi di sagge e suadenti offerte. Alcuni hanno lo sguardo scuro: i brumiani sanno di aver preso la giusta via, ma non tutti hanno cuore di sopportarla.

Emissari del Re

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"La guerra! Una cosa troppo seria per lasciarla ai militari." (Georges Clemenceau) Doveva essere una guerra rapida, poco più di una rappresaglia per la ribellione di Alarico. I barbari sono stati scacciati nel fitto delle foreste, i mesi sono passati, eppure la guerra non si placa. I soldati sono stanchi e ansiosi di tornare alle loro case e fattorie. I forzieri della corona faticano a vomitare abbastanza oro per continuare la guerra. La ferocia del Vescovo Clotario non ha piegato il morale dei barbari ma ne ha spezzato la terra: rovine fumanti da Castelbruma ad Altea, rovine che anche dopo la conquista potranno offrire a Re Edoardo miseri tributi e una lealtà incerta. Sua Maestà ha deciso di scendere in campo inviando nelle lande del nord i suoi uomini più fedeli, ansiosi di riunire il regno e riportarlo alla pace: se il pugno di ferro non dà i frutti sperati, è tempo di tentare con il guanto di velluto. Cortigiani, cavalieri, nobilotti e mercenari sono sbarcati nelle terre dei barbari, portando con sè corazze lucenti, ricche vesti e stendardi ricamati. Con loro, una manciata di barbari prigionieri: uomini segnati dalla guerra e dal destino, la prova vivente del prezzo che sta pagando l’ostinata resistenza delle genti del Nord.
Brandelio Sestesi
#251 - il capo degli Emissari
Garolfo Senzapatria
#252 - il famoso Capitano di Ventura
Arnaldo Nardovino
#253 - il nobile che vuole la pace
Evaldo/Alena
#254 - la donna guerriera
Giulio Patrizio Vignalba
#255 - il nobile di princìpi
Ser Massenzio Roncaglia
#256 - il cavaliere guercio e sfregiato
Ser Torio Della Rovere
#257 - il cavaliere pragmatico
Uberto
#258 - il criminale ravveduto
Bramante Sestesi
#259 - il figlio del capo
Sòmmaco il sapiente
#261 - il mago di corte
Milena Vignalba
#262 - la nobildonna risoluta
Padre Osvaldo
#264 - il sacerdote severo
Palèmone / Palèmone / Polìmnia
#266 - il viscido alchimista
Carleone Dulcamara
#267 - il nobile piantagrane
Rodolfo
#268 - l'armigero per caso

I razziatori del Falco

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“Prendete quel che potete e non date nulla in cambio” Un tempo il Falco era il primo fra i clan di Altabrina, custode del Corno degli Spiriti, prima che la Lince lo sottraesse con astuzia. Era un clan di guerrieri votati al saccheggio, flagello delle coste e dei fiumi, un clan di predoni e razziatori, la cui brama e cupidigia a lungo hanno fatto tremare il Regno interno. Ma quando tutto è iniziato, quando le armate del Re, ingrossate dalle fila dei Brumiani convertiti, hanno iniziato a dilagare per le valli di Altabrina, Falcobrando, la Voce dell’Inverno, capo del Primo fra i Clan, non ha potuto difendere la sua terra. Si trovava lontano, assieme a quasi tutte le sue schiere, nei deserti del Sud, in cerca di bottino e razzia. Ora che la guerra infiamma il Nord e la flotta del Re controlla saldamente i mari, Falcobrando non può tornare dal suo popolo. In molti dicono che nemmeno voglia farlo, certo della sconfitta. Solo pochi guerrieri del clan, molti di loro giovani e senza esperienza, tornano in patria prima che sia troppi tardi. Li guida Nerobecco del Falco, pronto a reggere Altabrina nel nome di Falcobrando. Ma come cantano le profezie, i vincoli di sangue verranno spezzati, all’alba della fine. E così Nerobecco viene ucciso, si dice dai suoi stessi nipoti. Il Clan è senza una guida. Molte voci si alternano, molte mani ne vorrebbero tirare le fila. Cosa sarà del Falco, che ora marcia verso la sacra adunata, privo di un capo come una nave senza nocchiero in venti di tempesta? Combatterà per la gloria dei suoi antenati e del suo sangue, oppure cercherà con ogni mezzo di mantenere il ruolo di Primo fra i Clan? O, forse, i suoi guerrieri continueranno a fare ciò che in fondo hanno sempre fatto: razzia, saccheggio e pirateria?

Le schiere del Lupo

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“Morire con fierezza, se non è più possibile vivere con fierezza.” Mentre uno dopo l’altro i Clan cadono sotto l’incedere degli armigeri dell’Arcivescovo Clotario, mentre i vecchi cantano tutte le antiche canzoni, per non lasciarne nessuna a venire sporcata dal tempo, mentre i presagi della fine volano sulle nere ali del corvo, i figli del Lupo resistono. Altea, la loro patria, è l’unica fra tutte le città di Altabrina ad ergersi ancora libera e fiera. Una libertà pagata a caro prezzo. Il capo del Clan del Lupo e quasi tutti i suoi guerrieri sono morti o dispersi, caduti sotto i colpi dei soldati del Re. Il destino ha posto il futuro del Clan sulle spalle di Brunilde, guerriera figlia di capi, e su quello delle sue compagne e sorelle di lancia. Al loro fianco ci sono anche alcuni guerrieri, per lo più giovani ancora non temprati dal sangue della battaglia ma anche veterani legati alla signora del Lupo, dalla colpa o dal fato. Riuscirà Brunilde a pretendere il rispetto dovuto a un capo, a costo di andare contro le tradizioni? I Figli del Lupo da sempre si sentono superiori ad ogni altro clan, ed inoltre hanno mantenuto la libertà grazie al sangue versato dai loro fratelli, padri e mariti. Nessuno sa dire con che animo essi marcino seguendo il richiamo della Lince, ma in molti sono pronti a giurare che essi non vorranno schierarsi in nessuna alleanza. Non ne hanno bisogno.

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Ultimi brumiani

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Le ultime famiglie nobiliari che ancora non vogliono piegarsi alla Tetrade e al Re. Piuttosto l’esilio. I fieri guerrieri Brumiani nascondono il peso della bruciante sconfitta con il desiderio di rivalsa, ma molti di loro sono ormai disillusi e si limitano a fuggire verso Altabrina per paura. Per motivi diversi, tre famiglie divise da secoli di odio prendono la via del Nord, nella speranza di potersi opporre a un crudele destino di rovina.

Ambiziosi Alanera

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“Uomo ambizioso, uomo crudele” Da sempre i riottosi Alanera si oppongono al dominio dei principi D’Urso, desiderosi di strappare loro il trono di Castelbruma. Ora che i suoi avversari sono in disgrazia, il Duca Clodoveo Alanera sembra disposto a tutto pur di consegnare alla sua stirpe ciò che ha sempre desiderato. Si dice che quando l’Arcivescovo Clotario stava cingendo d’assedio Corvia, il Duca diede alle fiamme la sua stessa città, bruciando con essa gli invasori e quanti fra i suoi avevano scelto di arrendersi. Ora Clodoveo, a capo di una tetra colonna, marcia verso Nord, determinato a prendersi ciò che ha sempre agognato. Con lui c’è la sua sposa, Crimilde del Lupo, una fanciulla strappata anni fa al suo Clan, e un seguito di guerrieri determinati, fra cui i famigerati cavalieri Tagliavia, cacciatori che secondo le leggende conoscono i più oscuri segreti della Bruma.
Duca Clodoveo Alanera
#1 - La Viverna
Ser Guglielmo Tagliavia
#4 - Il più umano tra gli uomini
Adalia
#6 - La cacciatrice per forza maggiore
Ser Riccardo Tagliavia
#7 - La prima delle lame, il primo degli ambiziosi
Zerelda
#13 - L'incanto e la vendetta
Dengardo Mandipietra
#180 - il cacciatore di anime

Clan del Corvo

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“Quando le nere ali si dispiegheranno tra il sole e la terra, il buio e la fine.” Codardi, speranzosi o forse solo disperati. Molte parole possono essere dette sui seguaci del Corvo, coloro che sentendo il suo risveglio si sono diretti verso il tenebroso abbraccio della notte, guidati dalle ombre e dal silenzio. La sopravvivenza e la vendetta governano le anime di questi uomini, la sopravvivenza per un frammento di mondo destinato alla distruzione, e la vendetta per tutto il resto di quel mondo che ha cercato di cancellarli. Uniti dallo stesso obbiettivo, per motivi differenti, i membri del Clan del Corvo non hanno intenzione di soccombere davanti a niente e nessuno. L’ultimo racconto risparmiato all’oblio oscuro della memoria e del pensiero sarà quello del Corvo, o non ci sarà affatto.
Lodovico / Eloisa
#238 - Lo scudiero tranquillo
Enrico Portalupo
#239 - Il cavaliere della cenere
Arrigo Piumanera
#242 - L'unico sciamano brumiano

Convertiti Portalupo

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“Fare il proprio dovere val meglio dell'eroismo. “ Un tempo non lontano i Portalupo si fregiavano d’essere i primi fra i vassalli del Principe Alarico D’Urso, famosi per possedere fedeltà e onore senza eguali, difensori di Montecastello e nemici giurati dei ribelli Alanera. Ma ora il Principe è morto e tutto è cambiato. I Portalupo furono i primi a piegare il ginocchio a Re Edoardo e all’Arcivescovo Clotario e ad abbracciare la fede nella Tetrade. Questa scelta risparmiò alle loro terre e alla loro gente guerra e sofferenza ma fece si che il nome dei Portalupo fosse più volte maledetto da tutti coloro che fino a poco prima essi potevano guardare dall’alto in basso. Ora l’antica casa marcia sotto gli stendardi dell’Arcivescovo Clotario, il protettore del Nord, ed i suoi seguaci, stranieri e brumiani, innalzano preghiere ai trionfanti Dei della vera fede. Sono diretti verso settentrione, araldi di sagge e suadenti offerte. Alcuni hanno lo sguardo scuro: i brumiani sanno di aver preso la giusta via, ma non tutti hanno cuore di sopportarla.

Custodi della Prima Rocca

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“Il vero mistero del mondo è il visibile, non l'invisibile.” La Prima Rocca è un castello così antico che le leggende a riguardo si sprecano. Si dice che fu la prima roccaforte costruita dagli uomini del mare, quando ancora il tempo era giovane e la terra in boccio. Qualche stolto superstizioso afferma addirittura che la Rocca sia l’anticamera di un altro mondo, o che addirittura racchiuda le Aule dei Padri. Ma costoro sono dei folli e non sanno di cosa parlano, poiché non esiste alcun luogo simile da questa parte del velo. Gli abitanti del castello non badano a queste dicerie: sono donne e uomini legati alla loro terra, custodi delle mura di pietra della Rocca e dei segreti che l’animano. Il gruppo degli Abitanti della Rocca è composto da personaggi misteriosi i cui teaser saranno visibili solo a chi sceglierà di interpretarli… insieme a tutte le altre incredibili informazioni relative al gruppo stesso! Questi personaggi avranno un ruolo un po’ più “complice” rispetto agli altri, ma ugualmente divertente e ricco di colpi di scena.

Dispersi

Ser Baiardo Tagliavia
#2 - Il colto veterano
Orlando Mandimartello
#26 - l'indiscusso campione
Ser Alimaro Nerabruma
#29 - il Cavaliere temerario

La Torre Nera

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“La disperazione è il dolore dei deboli.” Nel fitto di foreste senza nome, durante una fuga oltre l’abisso dello sconforto, verso una meta distante quanto il passato, due antiche famiglie pronunciano un solenne giuramento, consacrato con il sangue del principe Godvino D’Urso e della duchessa Ildegarda Orsieri. Da due schiere spezzate nasce una nuova alleanza, unita da parole di sfida alla lenta rovina del cielo. Il signore di Forte Guardiano, tormentato da dubbio e rimorso, lacerato fra due giuramenti impossibili da mantenere, compie finalmente la scelta fatale. Seguito dai pochi ancora fedeli, fa vela verso le stelle del settentrione, guidato da presagi e promesse, in soccorso di quel principe che non sapeva di avere. Quando finalmente lo avrò trovato, quando i figli della bruma saranno riuniti, lo stendardo della Torre Nera, mai vittorioso ma non piegato dalla sconfitta, tornerà a danzare, forse per l’ultima volta, nell’indifferente vento del Nord.
Ser Baldovino Portarovo
#20 - Il cavaliere spezzato
Godvino
#23 - il veterano al bivio
Ser Alboino Nerabruma
#28 - il Cavaliere Nero
Duchessa Ildegarda Orsieri
#31 - la Signora della Rocca
Riccardo
#201 - Il senza cuore
Dama Alvinia Portarovo
#203 - La dama dei presagi e delle passioni
Normanno/Ida
#204 - L'alba del futuro

Nuovi prigionieri

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Sua Maestà ha deciso di scendere in campo inviando nelle lande del nord i suoi uomini più fedeli, ansiosi di riunire il regno e riportarlo alla pace: se il pugno di ferro non dà i frutti sperati, è tempo di tentare con il guanto di velluto. Cortigiani, cavalieri, nobilotti e mercenari sono sbarcati nelle terre dei barbari, portando con sè corazze lucenti, ricche vesti e stendardi ricamati. Con loro, una manciata di barbari prigionieri: uomini segnati dalla guerra e dal destino, la prova vivente del prezzo che sta pagando l’ostinata resistenza delle genti del Nord.
Ser Astolfo Tagliavia
#221 - Il guerriero senza speranza

Reietti e solitari

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“La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista.” Gli spiriti hanno chiesto un ultimo tributo, una prova di fedeltà sull’orlo della fine del mondo. Nel rosso risvegliarsi di faide e conflitti, figli hanno alzato le armi contro i padri, famiglie sono andate in frantumi e clan un tempo uniti ora giacciono in rovina. Nei resti della battaglia, chi per colpa, per scelta, o per destino, sono in molti ad essersi trovati senza più un legame, senza un luogo a cui appartenere. Costoro ora camminano insieme, uniti solo dalla condizione di reietti, stretti nella solitudine che li abbraccia tutti.
Vilfredo
#8 - La colonna dell'antico regno

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