Galleria [La fortezza dei vinti - replica]

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Baluardo

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*IL BALUARDO DI ROCCAMAGNA* *In* *un* *paese* *in* *cui* *il* *padrone* *ed* *i* *servi* *fanno* *una* *sola* *famiglia*, *la* *sorte* *dell'uno* *dipende* *da* *quella* *degli* *altri*. La storia de *La* *fortezza* *dei* *vinti* è ambientata in un fortilizio situato tra la città di Roccamagna e la potente capitale del regno. Il piccolo *castello* *di* *campagna* si erge a protezione dei contadini e vigila sulla Strada del Re, la via principale che percorre il regno da nord a sud garantendo viaggi, commerci e rifornimenti. Tra le possenti mura di Roccamagna vive il Barone e Vescovo Fausto Vermigliani, ultimo di una nobile stirpe che da secoli governa con severità e giustizia la città. Le campagne circostanti e i confini sono invece amministrati da nobili minori della sua casata e dai cavalieri loro vassalli, alloggiati in piccoli fortilizi o baluardi. Talvolta le storie più straordinarie si svolgono in luoghi all’apparenza ordinari, come il Baluardo di Roccamagna, un castello rurale abitato dal nobile *Anselmo* *Vermigliani*, i suoi *familiari* *e* *una* *vasta* *corte* *di* *artigiani* *e* *servi*. Il Baluardo è un tipico fortilizio di campagna, in cui *tutti* *si* *conoscono* e i rapporti tra la plebe ed i signori sono di stampo feudale, ma con la familiarità tipica di unapiccola *comunità* *isolata*. La vita del popolino scorre lenta nei ritmi dell'agricoltura e i nobili si occupano del governo del territorio e dell'amministrazione della Giustizia. I fasti delle grandi corti qui sono lontani, ma non di meno la ricchezza della casata dei Vermigliani e i frequenti *viaggiatori* che chiedono ospitalità rendono il Baluardo un luogo aduso a qualche lusso e ai costumi stranieri. Talvolta risuona nelle sale l’allegria di musici o giullari, o nei cortili riposano esotici mercanti del sud, pellegrini e stranieri di ogni sorta. Gli abitanti del Baluardo sono gente semplice e concreta, giustamente timorata degli Dèi, magari divisa al proprio interno da *dispute*, *contese* *o* *antichi* *rancori*, ma coesa nel far fronte alle minacce esterne. Tra i popolani ciascuno ha il suo ruolo e viene aiutato dalla propria famiglia o da un apprendista. Il fornaio, il fabbro, il guardiacaccia, il falegname e il mastro birraio, ad esempio, sono incarichi di responsabilità che mandano effettivamente avanti il castello. I nobili signori, fratelli di Anselmo e loro consorti, sono attorniati da damigelle, cavalieri, ma anche scudieri, precettori e sacerdoti. La gente del Baluardo costituisce in fondo una grande e variegata “*famiglia*” e in quanto tale non le mancano conflitti, invidie, amori e, naturalmente, *segreti*.

Liberi pensatori

Gavino / Grazia
#9 - il fornaio
Bartolomeo
#12 - il matto del villaggio
Ardito / Ania
#103 - l'apprendista mago
Beatrice Vermigliani
#104 - la nobildonna infelice
Brunilde
#201 - la serva della locanda
Ambra
#207 - La serva ribelle

Patriottici

Popolani

Seguito del Signore del Baluardo

Voci del malcontento

Tito Massenzio Vermigliani
#13 - il nobile guerrafondaio
Donato / Diletta
#14 - il cerusico di corte
Camillo / Camilla
#15 - il cuoco di corte
Lara Dulcinia
#16 - dama di compagnia
Marzio
#17 - l'armigero ambizioso
Morena / Massimo
#106 - damigella di Tito Massenzio
Sabina
#110 - la dama cacciatrice

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Brumiani

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*I FIERI GUERRIERI DEL NORD* *Chi* *ha* *l'armi* *in* *mano*, *è* *padrone* *d'ogni* *cosa*. A Nord, tra inospitali montagne e fitte foreste, vivono i guerrieri più temuti del regno, pesantemente corazzati, severi ed implacabili. Le terre di Castelbruma sono sempre avvolte dalla nebbia che dà nome alla regione, minacciosa e mistica secondo le leggende. A Castelbruma si mischiano infatti alla fede nella Tetrade antiche superstizioni e tradizioni legate al rispetto degli antenati, diffuse tanto presso il volgo che tra i Signori. In una terra avida di frutti ma prodiga di pericoli, la sopravvivenza è assicurata solo dal duro lavoro e dal *senso* *del* *dovere*. A ciascuno il suo compito: chi coltiva, chi spacca la pietra, chi protegge i confini dagli stranieri e le rocche da bestie feroci e briganti. I brumiani sono *caparbi*, *aggressivi*, *orgogliosi*, un popolo forte ecoeso, indurito da secoli di avversità e dalla necessità di sopravvivere ad una natura ostile. A Castelbruma la gente può essere *dura*, *aggressiva* *e* *chiusa*, ma nessuno mancherà mai di svolgere i propri compiti, si tirerà indietro di fronte alla difficoltà o alla parola data. Allo stesso modo l'ospitalità è un valore sacro per i brumiani, perchè in certe notti restare all’addiaccio può significare morte certa. E' invece disprezzato chi non si procura il pane con il duro lavoro, non usa le proprie mani per produrre o per combattere o peggio presta danari ad interesse. Per questo a Castelbruma i mercanti non sono visti di buon occhio. I vassalli del Principe, Alarico d'Urso, sono i *Duchi* e i loro cavalieri, sempre *pronti* *a* *scendere* *in* *guerra* *come* *un* *unico* *letale* *esercito* *di* *invasione*. Le terre straniere che circondano le desolate contrade brumiane sono fertili e prospere; tradizionalmente la razzia, la conquista, la sottomissione di campagne, città o interi territori, sono il modo in cui i brumiani si arricchiscono. Tra nobili signori, cavalieri e soldati, è quindi piuttosto radicato il *desiderio* *mai* *domo* *di* *conquistare* e di affermare, una volta per tutte, la supremazia militare di Castelbruma. L’esercito brumiano si compone di soldati ben addestrati, feroci ma disciplinati, guidati dal senso del dovere e dal rispetto della *gerarchia*. Le genti brumiane tendono a vivere nel passato, perché il presente è troppo duro, troppo amaro, per essere tollerato. Culturalmente sono un popolo *conservatore*, *chiuso*, *superstizioso*, *pessimista* *e* *razzista*. Non v’è la prospettiva di costruire un futuro migliore, di volgere la fortuna a proprio vantaggio, di cambiare le cose; è invece forte e radicato il desiderio di conservare e ritrovare glorie perdute, il cui ricordo si trasfigura in valori condivisi e incontestabili.

Fieri e orgogliosi

Duca Ermanno Gotardo
#35 - il comandante della spedizione brumiana
Guido
#37 - un mercenario al seguito del Duca Ermanno
Adalberto il forgiatore
#38 - l'armaiolo del Duca Ermanno
Duchessa Rosmunda Alanera
#121 - la fiera Duchessa
Federico
#220 - il cupo coscritto
Clefio / Raina
#221 - l'arciere impoverita
Clotario
#224 - Un bieco mercenario
Bertoldo da Portoferro
#229 - Il cerusico praticone

I conquistatori

Duca Meroveo Gotardo
#30 - il secondo in comando della spedizione brumiana
Ser Teobaldo il rosso
#33 - cavaliere dei Gotardo
Vinfredo
#120 - il saggio veterano dei Gotardo
Romilda
#230 - la Bruta indomabile

La dama del nord

Griselda
#47 - la fedele guardiana della Dama
Astolfo
#225 - il veterano fedele
Childeberto
#301 - il mercenario sopravvissuto

La mano del Principe

Ser Riccardo Portarovo
#41 - cavaliere del Principe di Castelbruma
Brainardo da Corvia
#42 - il feroce veterano bruto
Frida
#45 - la vivandiera, donna di guarnigione
Teodorico
#223 - l'esperto arciere
Ruggero Portarovo
#226 - scudiero di Ser Riccardo

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Forestieri

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*I VIAGGIATORI LUNGO LA STRADA DEL RE* "Non c'è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare" (*Seneca*) Nelle Terre Spezzate, in tempo di pace, non sono poche le persone che si mettono in cammino lungo la Strada del Re e attraversano intere regioni e città per le ragioni più disparate. In tempo di guerra sono invece solo gli *audaci*, gliincoscienti o chi non ha *niente* *da* *perdere* a mettersi per strada. I nobili signori e comandanti di ogni terra muovono i soldati verso i confini, o li richiamano entro le mura di castelli o città, e le strade rimangono senza protezione, alla mercé della feralità delle bestie, o peggio ancora degli esseri umani. Capita allora che, in periodi di tal sorta, viaggiatori sconosciuti che nulla hanno in comune, si uniscano per far fronte ai pericoli e proseguano il cammino insieme fino a raggiungere un luogo sicuro in cui chiedere asilo, un luogo come il Baluardo de *La* *fortezza* *dei* *vinti*. Nonostante i tempi bui come quelli che si approssimano, lungo le vie del regno è ancora possibile incrociare gente di ogni sorta, accomunata dalla necessità. Non di rado ci s’imbatte in carovane di *mercanti* *delle* *esotiche* *terre* *del* *sud*. Questi bizzarri viaggiatori provengono da prospere città che traboccano di chiassosi bazar, essenze, spezie, sete, vini, frutta e dolci deliziosi, ma anche danzatrici e suonatori, e sono pronti a percorrere centinaia di leghe per vendere e scambiare le loro mercanzie. Naturalmente non solo le merci appaiono esotiche, ma anche gli stessi venditori e le loro usanze, le lontane terre del deserto sono misteriose ed eccentriche, patria di sapienti e speziali, maghi, mercanti ed agili guerrieri dagli occhi bistrati, ma anche dei feroci Bruti nomadi, eccezionali combattenti che nei secoli andati furono schiavisti e razziatori senza pari, ma che oggi accompagnano le carovane in qualità di guardie del corpo, fedeli e letali. Non mancano poi *messaggeri* e *viandanti* *solitari*, talvolta *cavalieri* *erranti* che hanno votato la vita a chissà quale cerca o voto, e *pellegrini*, che compiono lunghi viaggi per devozione o penitenza, verso luoghi di spiritualità tetradica. Infine, sulle strade polverose di un regno in bilico, si incrociano piccoli gruppi di disperati, *esuli* che hanno perso la propria casa e cercano rifugio, o anche *briganti* *e* *ricercati*, gente dalle pessime intenzioni che nel disordine trovano l’alibi perfetto per sotterfugi e malefatte. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Ma di necessità si deve far virtù ed è così che gruppi eterogenei di sconosciuti si ritrovano compagni lungo la strada, dipendenti gli uni dagli altri per sopravvivere. Grandi legami si formano lungo la via, e una fuga per salvarsi la vita può creare amicizie più solide che non tra gente che vive accanto per una vita intera. Ma i forestieri sanno di essere soli di fronte a *forze* *più* *grandi* *di* *loro*...

Mercanti dei deserti del sud

Castalia / Meneceo da Rocca d'Avorio
#71 - il Pascià dei mercanti del sud
Serse / Niobe
#72 - un mercante filosofo
Viola
#142 - una schiava
Dedalo
#204 - L'apprendista di Serse
Zaccaria
#228 - Guerriero dei deserti del sud
Miriam
#250 - la mercantessa schiva e inesperta

Profughi di guerra

Clarissa
#74 - una profuga di guerra
Arturo
#75 - un contadino in fuga dalla guerra
Ser Bramante Rosaspina
#76 - un Cavaliere inflessibile

Viandanti solitari

Aldighiero lo sfregiato
#70 - un pellegrino taciturno
Ser Goffredo del Ponte
#77 - un Cavaliere errante
Leonora
#140 - una viaggiatrice
Anemone
#141 - una zingara
Orsino
#253 - il profugo misterioso
Lucilla
#255 - la monaca conversa

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Venali

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*VENALIA: TERRA DI MERCANTI E NAVIGATORI* *Homo* *faber* *fortunae* *suae*. Terra *ricca* e *raffinata*, Venalia si considera il faro della civiltà e basa la propria opulenza su imponenti traffici commerciali e una potente flotta navale. Le corti di Venalia sono sfarzose e spesso teatro di *intrighi* in cui il *sotterfugio* è l’arma più affilata. Amanti del *denaro*, del sollazzo e dei piaceri della carne, organizzano spesso grandi feste in cui la nobilità ed il volgo, celati da maschere di colori vivaci, si fondono senza distinzioni di ceto. La *maschera*, secondo alcuni, è infatti la vera essenza di questo popolo, perché mascherati gli uomini sono uguali e non conta più il loro nome, ma l'abilità e la fortuna. Le classi sociali a Venalia sono meno rigide che altrove ed è comune che mercanti ricchi e potenti o maghi di una certa fama vengano ammessi a Corte e possano guadagnarsi ruoli di eccezionale prestigio e persino titoli nobiliari. Chi si può permettere di *viaggiare* per diletto o per affari gode di rispetto e prestigio, il ceto basso è associato all’immobilismo; solo il popolino, i contadini e i pezzenti rimangono legati alla terra o alle vie di una città per tutta la vita. Il lavoro, ma soprattutto il *guadagno*, sono valori molto forti che rendono i Venali un popolo in continuo movimento, produttivo e vivace. Il *mercante* è una professione rispettabile ed ambita, oltre che necessaria. L’audacia di un uomo si misura nella sua capacità di *rischiare*, scommettere, osare. Lo stesso prestito ad usura è considerato un utile mezzo per permettere a tutti di migliorare la propria condizione, o almeno provarci. Venalia è una *terra* *di* *opportunità* per tutti dove ognuno può riuscire, ma non si perdona chi fallisce; andrà ad ingrossare la nutrita schiera di mendicanti, tagliaborse e puttane che affollano le città. I Venali, che siano ricchi o pezzenti, nobili o plebei, sono individualisti e rapaci, eppure mossi da un *incrollabile* *ottimismo*, in se stessi come nella possibilità che la *fortuna* possa cambiare. Dagli stranieri, specie nel nord, I Venali vengono tipicamente considerati *avidi*, *opportunisti*, *bugiardi*, *cinici* *e* *disonorevoli*, ma raramente considerano un insulto questi appellativi. L' “Onore” è un vuoto rituale, solo una parola usata per giustificare ferocia e barbarie. Cultura e raffinatezza sono le vere virtù, cio che separa gli uomini dalle bestie. Un Venale tiene molto al garbo, all'etichetta ed alla cortesia, nondimeno è pragmatico e sa che sono i fatti a parlare più e meglio delle parole, che il fine giustifica sempre ogni mezzo e che l'avidità degli uomini fa girare il mondo. Non c’è vergogna nella ricchezza o nel lusso, giusta ricompensa per *ambizione*, *astuzia* *e* *forza* *di* *volontà*. E’ raro che un venale ammetta di essere un bugiardo, ma l'inganno è un espediente da uomini dotti e intelligenti quanto il randello si confà ai bifolchi: entrambi sono efficaci ma generano racore in chi li subisce. Così è la vita, ma c'è sempre tempo per pareggiare i conti: "la *vendetta* è un piatto da servire freddo".

Alleati riottosi

Gli uomini della Spina

Selina Sofia da Calastea
#57 - l'arcimaga della Spina
Iorga
#59 - il miliziano concreto
Iniziato Dioniso da Calastea
#60 - il giovane mago
Achille / Erigone
#61 - l'uomo dei lavori sporchi
Erasmo Fontedoro
#133 - il nobile pecora nera
Argo
#245 - il consigliere sapiente
Arcitene
#303 - il nuovo accolito

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